Elenoire Casalegno: “La vera eleganza è la capacità di adeguarsi alle situazioni”

La prima cosa che colpisce di Elenoire Casalegno è la bellezza. Poi arriva la sua voce: profonda, calda, inaspettata. Una voce che ti avvolge e che racconta una donna intelligente, appassionata, sempre in movimento e con tanta voglia di mettersi in gioco, confrontarsi, sperimentare e scoprire cose nuove: “La vita è una bella avventura, che va vissuta pienamente… Non sappiamo mai che cosa accadrà tra mezz’ora, ma forse il bello è questo“. Un atteggiamento positivo e accogliente, che l’ha portata giovanissima a lavorare come modella, poi a debuttare in tv alla guida di un programma musicale e oggi a essere mamma, artista a 360° e fashion blogger, con un’idea ben precisa della moda: “E’ bellissima e divertente, ma non ti deve spersonalizzare“. E’ così che è nato Be Fashion Not Victim, che adesso è anche il nome di un profumo (leggi la notizia), perché Elenoire, “da vera Gemelli“, non è capace di stare ferma. E infatti il profumo non è che uno dei suoi tanti progetti, insieme alla linea di occhiali No Stress Please e un’altra novità che ha svelato a noi in anteprima…

Ciao Elenoire! Nella tua carriera ricca di esperienze e impegni, anche un fashion blog: come è nata l’idea?
In realtà l’idea è vecchia di quasi cinque anni, però per vari motivi non sono stata subito sul pezzo ed è rimasta nel cassetto. Poi un anno e mezzo fa ho detto: “Massì, dai, iniziamo questa avventura“. Ho deciso di aprire un fashion blog perché la moda è sempre stata la mia passione: quando ero ragazzina customizzavo gli abiti, le scarpe, cercavo sempre di personalizzare i miei look. Oggi le All Star borchiate sono di tendenza: io quando avevo 15 anni stavo ore e ore a ‘borchiarle’ tutte a mano, con mia madre che mi guardava perplessa (ride di gusto, ndr). Anche perché le borchie all’epoca non erano in voga come oggi, erano per pochi, per chi era legato al mondo del rock, ed era praticamente impossibile vedere donne e ragazze con chiodi, scarpe, borse borchiate.

Il nome, Be Fashion not Victim, è una dichiarazione di intenti…
Sì, come dicevo prima io fin da ragazza ho sempre customizzato i miei abiti e i look. La moda è bella e divertente, ma non deve spersonalizzare: attraverso un capo, attraverso l’abbigliamento e gli outfit, ognuno parla di sè, racconta una parte di sè, del proprio carattere e della propria personalità. Se una persona decide di indossare un vestito perché è bellissimo o firmato, ma senza che le appartenga, si percepisce. Per esempio a volte ci sono donne mature con outfit molto originali, ma mai sopra le righe, perché scelti in base al loro carattere e al loro modo di essere. E poi è innegabile che in questo periodo stiamo vivendo un momento di grande difficoltà, per cui ci si può vestire bene anche scegliendo capi di aziende che propongono un buon rapporto qualità prezzo…

Quindi la tua filosofia è quella di mescolare alto e basso, pezzi griffati e low cost…
Sì. Per esempio l’avvento del vintage ha dato la possibilità di mixare gli abiti. Mentre negli anni ’80 e ’90 c’era il total look, che doveva essere brandizzato dalla testa ai piedi, oggi non è più così. Oggi ti puoi permettere di giocare con la moda. A me capita spesso: una bella scarpa abbinata a un paio di jeans e a una t-shirt da 4 euro. Certo il pezzo importante non passa mai di moda, è un investimento. Però si può acquistare bene a prezzi non eccessivi. Bisogna imparare a conoscere i tessuti, ma anche chi non li conosce, solo toccandoli, percepisce se sono buoni, perché percepisce che sono piacevoli. E poi basta stare attenti alle rifiniture: cuciture, bottoni…

A proposito di questo tuo giocare con la moda: tu hai un tuo look preferito?
Sì, certo: jeans, sneaker e t-shirt (ride di gusto, ndr)! Quando per lavoro sei ‘costretta’, passatemi il termine, a essere sempre impeccabile, magari con le scarpe alte, nel privato vuoi la comodità. Poi io lo ammetto, sono fortunata perché sono alta 180 cm e quindi non ho la necessità di dover sempre indossare i tacchi e la scarpa da ginnastica è impagabile (ride, ndr)… E’ una fortuna che la sneaker, quella che una volta era chiamata scarpa da ginnastica, negli anni sia entrata a far parte della vita di tutti i giorni…

Invece c’è qualcosa che proprio non ti piace indossare?
Non c’è qualcosa che non indosserei mai… Piuttosto ci sono abiti che non indosserei mai in certi contesti. Io trovo che l’eleganza di una donna sia sapersi adeguare a ogni situazione: c’è l’outfit per andare a fare la spesa, quello per andare a parlare con i professori, quello per andare al party, quello per andare allo stadio… Quando vedo donne con abiti inadeguati alla situazione, ecco: quella è la vera volgarità. Non è una gonna con uno spacco inguinale nel contesto giusto.

La moda fa parte della tua vita: piace anche a tua figlia Swami?
Sì, tant’è che vorrebbe fare la stilista (ride, ndr). E’ una passione che ci accomuna. Tra l’altro è lei che mi scatta le foto del blog: nell’80-90% dei casi sono opera sua.

E ti aiuta anche nella scelta degli outfit che proponi nei post?
Abbiamo personalità diverse, però spesso le chiedo che cosa pensa dei vari look, se le piacciono, se preferisce una scarpa piuttosto che un’altra…

Da mamma, cosa pensi del modo di vestire delle giovanissime?
Io credo che ogni età debba essere vissuta esprimendo la propria personalità, anche se magari (soprattutto con il passare degli anni…) guardi le nuove generazioni e ti chiedi: “Ma come si vestono?“. Probabilmente lo dicevano anche i nostri genitori di noi. Ritengo che sia giusto non castrare la personalità di un ragazzo, anche se magari esaspererà ed esagererà certi aspetti: pian piano, durante il percorso, troverà il suo equilibrio. L’unica cosa che noto di questa generazione è che, diversamente dalla nostra, anziché coprire i difetti li esibisce: ma perché? Io ricordo che noi per esempio tenevamo il golfino legato in vita per mascherare fianchi e sedere… Nessuno è perfetto ed è fondamentale piacersi, però bisogna anche saper accettare i propri difetti, senza mostrarli in maniera esasperata.

A proposito di giovanissimi, tu hai iniziato molto presto a lavorare come modella…
Sì, anche se volevo fare tutt’altro, il magistrato, e non pensavo né alla moda né alla televisione. Poi a causa – o per fortuna, devo ancora capirlo (ride di gusto, ndr) – di una delle mie migliori amiche ho deciso di provare. Così, accompagnata da mio padre perché ero minorenne, sono andata alla Elite, che all’epoca era una delle agenzie più importanti di Milano. Lì, appena mi hanno vista, mi hanno detto: “Sei perfetta per Look of the Year“. Io non sapevo cosa fosse e solo un’ora dopo essere arrivata dove c’erano le selezioni ho capito che era un concorso per modelle. Morale: mi sono chiusa in camera a piangere perché non volevo assolutamente partecipare a un concorso di bellezza. Alla fine l’ho fatto per rispetto dei miei e dell’agenzia e ho vinto la selezione italiana. Oggi lo ricordo come uno dei momenti più belli in assoluto della mia vita: non so se erano altri tempi o se io sono stata molto fortunata…

In che senso?
Era soprattutto un gioco, non c’erano rivalità e voglia di primeggiare e basta… Pensate che quando ho vinto non mi sono resa conto ed è stata la ragazza di fianco a me a darmi una gomitata e a dirmi: “Elenoire, sei tu!“. Sono stati mesi divertenti…

E poi cos’è successo?
Mi hanno chiamata per fare Jammin su Italia 1. Quell’anno ho condotto Jammin, ho dato la maturità e ho preso pure la patente (ride, ndr)!

Hai qualche consiglio da dare alle ragazze che vogliono fare il tuo lavoro?
Sì, che come tutti i lavori non è un lavoro per tutti. E’ necessario essere molto sincere con se stesse e capire se si possiedono davvero delle qualità, senza illudersi. Se poi realmente si hanno le doti per farlo, bisogna avere molta pazienza e fare la gavetta: la gavetta è dura, ma ti forgia, ti dà una struttura per reggere il futuro professionale. Forza, costanza, capacità di trarre un insegnamento dai no e di mettersi in discussione sono fondamentali in questo lavoro.

Modella, conduttrice di tv, attrice di teatro, fashion blogger: qual è, se c’è, la cosa che ti piace di più fare?
Il mio primo amore è la televisione…

Da poco sei anche fashion designer: ci parli della tua linea di occhiali No stress please?
E’ nata chiacchierando con un amico. Io con gli occhiali ci convivo, li tengo anche in casa, perché ho gli occhi molto chiari e delicati. E poi sono anche un modo di difendersi dalla gente, dagli sguardi altrui. Sono come una protezione, un’armatura. Così, quando questo mio amico che produce occhiali mi ha proposto di realizzare una linea insieme, ho pensato: “Perché no? Mi affascina“. E poi io sono dei Gemelli… Ho bisogno di stimoli continui, di cose nuove, se no dopo un po’ mi annoio…

E invece com’è nata l’idea del profumo Be Fashion Not Victim?
Anche questa con un mio amico, Alessandro Tavallini. Un giorno stavamo parlando e conoscendo la mia passione per i profumi mi ha detto: “Ma perché non ti fai il tuo?“. Combinazione io ho un altro amico che ha un’azienda che produce profumi e così mi ci sono messa a lavorare: è iniziato come gioco e a un certo punto mi sono ritrovata circondata da migliaia di essenze (ride, ndr)! Per fortuna sono stata affiancata da un ‘naso’, che mi ha aiutata nel percorso di creazione. Pur essendo assolutamente ignorante in materia avevo le idee molto chiare e infatti è venuto fuori un profumo che è piaciuto a tutti in azienda: così mi hanno proposto di produrlo. Io ho accettato, ma mi sono opposta alla proposta di chiamarlo con il mio nome, perché è una cosa che trovo cheap (ride, ndr). Alla fine ha preso quello del blog ed è diventato Be Fashion Not Victim.

Sappiamo che hai anche altri progetti del genere in ballo…
Sì, con le essenze che abbiamo usato per Be Fashion Not Victim abbiamo pensato di fare anche candele e profumi per ambienti. Ma si tratta di un progetto che arriverà successivamente. Invece ce n’è un altro che uscirà a settembre…

Ci puoi svelare che cos’è?
Sì, siete i primi (ride, ndr)! Siccome non riesco a stare ferma, ho firmato una capsule collection di sette borse per Gio Cellini…

Prima di lasciarti volevamo farti gli auguri per le prossime nozze e chiederti se hai già qualche idea sul vestito che indosserai…
Certo, sì: l’ho disegnato io (ride di gusto, ndr!) Io penso che il matrimonio sia un momento che va condiviso con le persone care e che appartiene a te. Quindi voglio che sia la mia cerimonia e voglio metterci del mio. L’idea del vestito l’avevo nel cassetto da anni. Dicevo: “Quando un giorno mi sposerò, se mai mi sposerò, se mai troverò qualcuno che mi sposerà, l’abito sarà questo!” (ride, ndr).

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