Chef Rubio: “Inutile mentire: look e aspetto fisico sono importanti”

Sta per iniziare la terza edizione di Unti e Bisunti (al via l’8 settembre), il programma culinario itinerante di DMax che lo ha fatto conoscere e amare dal pubblico tv. E Chef Rubio, al secolo Gabriele Rubini, assicura che i posti che visiterà, le ricette che scoverà e le persone che incontrerà saranno davvero incredibili. Il che non stupisce se si pensa allo stile del personaggio, sempre pronto a dire ciò che pensa su tutto e tutti senza mezze misure. Uno stile che lo contraddistingue e lo ha reso unico nel panorama dei cuochi italiani televisivi anche grazie al suo look, ai suoi tatuaggi e alla sua prestanza fisica: perché quando Chef Rubio entra in una stanza, che abbia addosso la giacca d’ordinanza o meno, non si può fare a meno di guardarlo.

Chef Rubio, quanto conta o è contato il tuo aspetto esteriore nel tuo lavoro?
Tanto. Se non fossi stato così come sono, probabilmente non avrei trovato persone disposte a scommettere su di me. Funziona così, soprattutto nel mondo dell’intrattenimento, non dico che devi essere bellissimo, ma se non buchi il video, non hai qualcosa di particolare, non vai lontano, inutile starci a girare intorno: l’estetica conta. Poi, ovviamente, conta anche la testa. Se non ci fosse stato qualcosa in più di una “bella faccia” probabilmente oggi non sarei qui, sarei stato uno dei tanti fuochi di paglia.

Ma il tuo è un look costruito ad hoc o naturale?
No, quello no. Io sono così come mi vedete da sempre. Anzi forse pure troppo. I tatuaggi li ho fatti quando ancora giocavo a rugby e me li porto dietro da moltissimo tempo.

Quale è stato il primo?
Quando mi sono appassionato al mondo del rugby, ho iniziato a volerne sapere di più sulla cultura che c’è dietro, sulle tradizioni, sul popolo Maori, sulla Nuova Zelanda. Per me è stato quasi naturale: il mio primo tatuaggio, infatti, era una sorta di amuleto protettivo tipico del Sud Pacifico.

Oggi quanti tatuaggi hai?
In realtà ho smesso di contarli, non perché siano troppi, ma perché mi piace pensarli con un unico tatuaggio che racconta la mia storia. Quando mi succede qualcosa che vale la pena resti impressa sulla mia pelle ne aggiungo un pezzettino.

Molti ragazzi si ispirano a te e vorrebbero imitarti. Ti è successo di dare consigli sui tattoo o sugli outfit?
Ma davvero… Ma che sono matti? A parte gli scherzi, comunque, in effetti ci sono state persone che mi hanno chiesto indirizzi su dove andare a tatuarsi e cose del genere. Io, se posso, rispondo sempre volentieri, perché di professionisti seri ce ne sono tanti anche in Italia.

E non è mai successo, invece, che il tuo look ti fosse d’intralcio sul lavoro o nelle cucine?
Assolutamente no, per fortuna. Mi rendo conto che se parliamo di posti stellati italiani, forse i miei tatuaggi sarebbero stati oggetto di critiche. Per fortuna, ho scelto un’altra strada. Ma questo comunque è un difetto tutto del nostro Belpaese, ancora troppo bigotto in molte cose. All’estero ho conosciuto cuochi eccezionali non solo con i tatuaggi, ma con i piercing e i capelli viola. E nessuno ha mai avuto da ridire sul loro aspetto.

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Parlando strettamente di moda: come veste Chef Rubio?
Più o meno come Gabriele Rubini (e ride, ndr.). Io sono una persona semplice, se potessi starei sempre in calzoncini, infradito e maglietta. Anche in mutande a dire il vero, ma dicono che non si può. Le camicie le indosso solo quando mi costringono per qualche set fotografico, il mondo del fashion non lo conosco ancora bene, però ammetto che mi incuriosisce per certi versi.

Vuoi dire che ancora nessun brand ti ha mai chiesto di fargli da testimonial?
In effetti no. Forse perché sono alto 1 metro e 87 centimetri e peso 110 chili, non deve essere facile vestire uno come me. Ma chiunque fosse interessato ben venga, come dicevo sono un tipo curioso: se riesco a scoprire qualcosa di nuovo, poi, è tutto di guadagnato, magari è a volta buona che mi tolgo le infradito dai piedi… e mia madre, inoltre, ve ne sarebbe grata in eterno.

Foto by Ufficio Stampa

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