Si chiama pith helmet e da oggi non potrete più farne a meno. O meglio, potrete rinunciare al vostro elmetto coloniale ma la vostra testa ne risentirà: non è solo colpa del sole battente dal quale non avrete riparo ma dello status symbol al quale state volontariamente rinunciando. Volete scorprire perchè? E allora dobbiamo ripassare un po’ di storia.
Il cappello in questione compare già nel 1840 ma si diffonde grazie all’utilizzo che ne fecero le truppe inglesi durante il periodo coloniale, adottandolo come simbolo dell’impero britannico in occasione della campagne contro gli Zulù, popolazione del sud Africa. Per combattere in condizioni climatiche decisamente diverse rispetto a quelle europee, questo copricapo divenne fondamentale sia per proteggere il capo dalla folta vegetazione che per ripararlo da sole. Il successo fu tale che venne impiegato anche nelle guerra nel Sudan e in India. Inizialmente era solo bianco ma, per mimetizzarsi meglio, i militari iniziarono a ricoprirlo di fango e foglie di thé, cingendolo al centro con una fascia. Solo in un secondo momento venne prodotto anche color cachi e questa variante è in assoluto quella più diffusa anche oggi.
Il pith helmet divenne dunque il simbolo della cultura occidentale, indossato non solo da soldati ma anche da bambini, donne e civili in generale che, stanchi dell’industrializzazione e della modernizzazione occidentale galoppante, partivano alla volta di terre lontane e quasi sconosiute. Un cappello-manifesto, al quale oggi nessuno dovrebbe rinunciare. Partire alla scoperta del mondo e andare a sentire i profumi dell’Africa, ascoltare i suoni dell’India, vedere i colori delle Filippine: il tutto con un pith helmet in testa.
Del resto, gli elmetti coloniali non sono più realizzati come una volta ma sono diventati moderni, sempre però traendo ispirazione dall’anziano antenato. I modelli sono tanti, il messaggio è uno solo: si passa da colonizzatori a esploratori, da soldati a portatori di pace e cercatori di conoscenza. Se non avete programmato di andare in Africa per un safari, potete indossarlo anche in città… Le cose da scoprire sono anche dietro l’angolo. Del resto la moda si lancia, non si segue soltanto.
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