“Chiuso per indignazione”: i negozi D&G protestano a Milano

I negozi Dolce & Gabbana di Via della Spiga e Corso Venezia restano a porte serrate per protestare contro il Comune di Milano e sulle vetrine vengono appesi cartelli che spiegano: “Chiuso per indignazione”. Per chiarire meglio la vicenda bisogna fare un passo indietro e precisamente a circa un mese fa, quando il sindaco Pisapia, in occasione della chiusura della Settimana della moda, aveva esortato la città a rilanciare il settore, offrendo anche la possibilità agli stilisti di usufruire di spazi comunali per presentare le collezioni. A tale dichiarazione però, nei giorni scorsi, l’assessore alle Attività produttive Franco D’Alfonso aveva voluto precisare: “A stilisti come Dolce e Gabbana il Comune dovrebbe chiudere le porte, la moda è un’eccellenza nel mondo ma non abbiamo bisogno di farci rappresentare da evasori fiscali“.

Lo scorso 19 giugno Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono stati infatti condannati in primo grado a un anno e 8 mesi di reclusione per la presunta evasione fiscale di 200 milioni di euro. Il giudice ha riconosciuto gli imputati colpevoli di omessa dichiarazione dei redditi ma li ha assolti dall’accusa di dichiarazione infedele per 800 milioni “perché il fatto non sussiste”. Di contro, i due stilisti avevano annunciato il ricorso in appello per dimostrare la piena innocenza.

Intanto su Twitter, a seguito delle dichiarazioni dell’assessore, è esploso un vero e proprio caso, alimentato anche dai protagonisti della vicenda che, su i loro profili, hanno espresso più volte il dispiacere per il trattamento riservatogli. La decisione di chiudere le loro boutique è dunque l’estremo tentativo degli stilisti di “scuotere” quella parte di amministrazione milanese che non sembra essere dalla loro parte.

Per ribadire il concetto, Stefano Gabbana ha inoltre postato la foto di un articolo il cui titolo recita: “Il comune chiude le porte a D&G”, corredando il tutto con la scritta”Fate schifo!!!”.

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