Se c’è uno bravo a fare i soldi rimanendo in mutande, quello è David Beckham. Del resto ne ha dato ampia dimostrazione anche con la recente campagna bodywear di H&M in cui, posando in boxer dentro a un vecchio spogliatoio, ha mandato in delirio il popolo del web. Per uno capace di una simile performance è difficile pensare che abbia rifiutato di prendere parte alla campagna underwear di Calvin Klein e per la quale null’altro gli veniva chiesto se non di mostrare pettorali e addominali, con il duplice vantaggio di arricchirsi e incrementare la sua fama di sex symbol. E invece, il caro David, ha detto no.
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Il fatto risale al 2006 ma è tornato alla ribalta soltanto adesso. Lo stilista della maison ha infatti raccontato di aver proposto al calciatore di diventare testimonial della sua linea di intimo, affiancato sul set dello shooting dalla bella Natalia Vodianova. Una volta fatta pervenire la richiesta all’entourage di Beckham è arrivata però la risposta che ha spiazzato tutti: “Potete utilizzare l’immagine di David ovunque, tranne nel Regno Unito. Lì è troppo famoso“. Appare evidente come la motivazione fornita non fosse esattamente esaustiva, anche perché non solo Beckham già all’epoca era conosciuto praticamente ovunque, ma poi che male ci sarebbe stato nel mostrarsi in tutto il suo fascino anche ai suoi connazionali? La verità a quanto pare non è data saperla, ciò che invece si sa è che Calvin Klein rifiutò una simile restrizione, offrendo l’incarico di testimonial ad un altro sportivo senza esigenze di “pudore” solo in un dato Paese.
Se l’idea di partenza del brand era quella di avvalersi di un calciatore, quella in corsa non subì troppe variazioni, tanto che ad essere ingaggiato fu Freddie Ljungberg, un “collega” svedese di Beckham, divenuto poi molto celebre. E a guardare le immagini il perché lo si intuisce facilmente…