Esterita Di Cesare è appassionata di vintage, una studiosa del costume e della sua storia. Nasce negli anni Settanta a Roma, in un’epoca che lei ama definire come “la più vintage nella storia del vintage”, ma poi gira il mondo per accrescere le sue conoscenze. Impara le lingue e vive tra Europa e Stati Uniti alla ricerca di abiti e accessori d’epoca. A Miami lavora come costumista per un’emittente televisiva, si documenta e non smette mai di studiare e di rendere sempre più corposa la sua collezione di abiti. Tornata in Italia, partecipa a sfilate e noleggia i suoi capi a case cinematografiche e agli studios di Cinecittà, tanto da vestire anche i David di Donatello nel 2011. Nello stesso anno fonda Vintachic, un raffinato showroom dall’aspetto salottiero dove è possibile acquistare, ma anche noleggiare per uno o più giorni, vestiti e accessori vintage sia uomo che donna, con la consulenza d’immagine di Esterita. Suo fiore all’occhiello, però, è la collezione di abiti da sposa, in tutto trecento, autentici e datati addirittura 1880. Esterita Di Cesare, proprio per rendere più intima e personalizzata la scelta dell’abito, riceve solo per appuntamento in un elegante palazzo in viale Parioli, grazie ai contatti presenti sul sito di Vintachic. L’abbiamo incontrata per capire come riconoscere il vintage autentico e lei è stata un fiume in piena a dimostrazione dell’amore che nutre per il suo lavoro.
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Quando un capo può definirsi vintage, fino a quali anni?
Un capo è Vintage dopo 20 anni. Solo in UK dopo 25
Secondo te, il vintage ha ancora un senso? Non è diventato un po’ troppo inflazionato? Come va indossato?
Il vintage è una sorta di antiquariato, per intenderci, ma nella moda. Avrà sempre senso e sarà sempre di moda, secondo me. E’ vero che sta diventando inflazionato, perché in Italia tutto diventa tale. Nel resto dell’Europa, negli Usa e in Australia il vintage fa parte del costume: dalle persone comuni a quelle più famose, è normalissimo indossare un capo o un accessorio di epoche lontane. E tutto questo accade non solo sui red carpet e, soprattutto, da almeno venti anni.
Stabilite le date per il vintage, da cosa si può capire che è un capo davvero di quell’epoca e non un’imitazione o un rifacimento?
Ovviamente dai tessuti, che sono di ottima qualità, dalle stampe e dalle cerniere, perché le più antiche sono in metallo. Poi, ci sono le piccole imperfezioni, come i tarli per un mobile. Aiutano anche le cuciture e le etichette, laddove siano presenti.
Come sottolineavi anche tu, un tempo, si tendeva a togliere le etichette. Ma, potendo scegliere, meglio un capo vintage griffato oppure anonimo?
La griffe, la marca, sono soltanto un mercato diverso, un valore diverso dei capi, ma la bellezza di un abito non è affatto determinata dal logo. Sono solamente e giustamente molto (parecchio) più costosi. Personalmente, non sono interessata al logo neanche per il contemporaneo, figurarsi per gli anni addietro, che hanno avuto un’enorme produzione di cose bellissime e sorprendenti.
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