Dieci abiti per dire basta alla violenza sulle donne. La lotta al femminicidio passa anche per la moda, attraverso una capsule collection per la PE 2014 disegnata da Maria Grazia Cucinotta in collaborazione con la stilista Maria Grazia Severi, il cui nome fin dalla nascita del brand, nei primi anni ’90, è sinonimo di “esclusività di matrice sartoriale” e lusso dichiaratamente e orgogliosamente made in Italy.
La collezione, presentata a Roma lo scorso 19 novembre, poco prima della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si compone di una serie di pezzi il cui fil rouge è lo stile animalier, scelto da Cucinotta e Severi per una ragione ben precisa: “Le donne non devono avere più paura a uscire di casa con abiti femminili. La donna non deve rinunciare a essere bella. E gli uomini devono imparare a rispettarla“, ha spiegato infatti l’attrice.
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Una self-confidence e un orgoglio che i capi della linea disegnata da Cucinotta e Severi sottolineano con top, abiti, short, jumpsuit e giacche caratterizzati da un mood “dinamico e raffinato“, che stempera l’aspetto più seducente, rappresentato dalla stampa maculata, con finiture a contrasto turchesi, a rappresentare l’anima ironica e giocosa che esiste in tutte le donne e che permette loro di essere sensuali, ma sempre con quel guizzo divertito e intelligente che le rende creature speciali. E per questo spesso indecifrabili per l’universo maschile – solo una parte, fortunatamente – che non riuscendo a capirle, si rifugia nella violenza per non perdere la propria identità.
La capsule collection non ha però solo una valenza simbolica, ma anche pratica: la sua dicitura completa infatti è Maria Grazia Cucinotta for Maria Grazia Severi a sostegno di Pangea, rivelando una collaborazione attiva con la Fondazione creata da Luca Lo Presti nel 2002, per “favorire le condizioni di sviluppo economico e sociale delle donne e delle loro famiglie“. Parte dei ricavi della vendita degli abiti che la compongono, che inizierà a Febbraio 2014, sarà infatti devoluta alla Onlus, per aiutarla a portare avanti i suoi progetti, che hanno come obiettivo quello di garantire la dignità femminile attraverso “strumenti come l’istruzione, l’educazione ai diritti umani e la formazione professionale“.
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