Che cosa succede quando Etica ed Estetica si incontrano? La risposta arriva dal progetto Made in Carcere, nato nel 2008 nei penitenziari di massima sicurezza di Lecce e Trani, che si propone di “diffondere la filosofia della Seconda Opportunità per le donne detenute e della Doppia Vita per i tessuti“ attraverso la produzione di braccialetti coloratissimi e portatori di messaggi sociali, realizzati con materiali di recupero provenienti da giacenze di magazzino e campionari messi a disposizione da diverse aziende del territorio nazionale.
Un’iniziativa di grande valore, che Talco – marchio di fast fashion femminile – ha deciso di supportare ospitando presso i propri punti vendita un piccolo espositore con i braccialetti di “salvataggio e passaparola“. “Si tratta di un messaggio di speranza, di concretezza e di solidarietà, ma anche di libertà e di rispetto per l’ambiente” ha detto la titolare del brand, Manuela Nardoni, spiegando di avere deciso di portarlo avanti “grazie a una consolidata amicizia con Luciana Delle Donne, fondatrice di Made in Carcere” e di volerlo allo stesso tempo condividere “con le altre nostre amiche e clienti, credendo fortemente in un mondo in cui tutti hanno diritto a una seconda possibilità“.
Il sostegno di Talco al progetto però non si ferma qui. L’azienda infatti oltre che con gli espositori con i braccialetti supporterà l’iniziativa offrendo alle proprie clienti delle maxi shopper prodotte anch’esse con materiali di recupero presso i laboratori sartoriali di alcuni istituti penitenziari italiani: per una spesa superiore a 100 euro e fino a esaurimento scorte sarà dunque possibile ricevere in omaggio una borsa realizzata grazie all’attività dell’Agenzia nazionale di coordinamento dell’imprenditorialità delle donne detenute Sigillo.
Prima nel suo genere in Italia, l’Agenzia Sigillo è nata per iniziativa di alcune cooperative di Torino, Milano, Lecce e Trani e, sotto l’egida del Ministero della Giustizia, si pone come obiettivo quello di supportare “le strategie di prodotto, comunicazione e posizionamento su tutto il mercato nazionale” delle attività svolte dalle donne detenute nei laboratori sartoriali presenti nelle carceri nazionali.
Foto by Ufficio Stampa
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