Dicembre volge al termine e – com’è tradizione – è tempo di calendari. Da quelli sexy ai lunari che immortalano sportivi e vip di vario genere, passando per altri più tradizionali o dedicati a una buona causa, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Quello di Miss Italia per il 2014 però è davvero speciale, perché festeggia i 75 anni del concorso attraverso una raccolta di immagini tratte dagli ultimi 10 calendari realizzati, raccontando la storia del Paese attraverso quella di Miss Italia. Un viaggio nel tempo suggestivo ed emozionante, che si presenta in un’inedita doppia veste: cartacea e digitale.
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Sul sito missitalia.it è infatti possibile scaricare gratuitamente i 14 Pdf che compongono il lunario per stamparli, ma come è spiegato nel comunicato stampa ufficiale a partire da fine gennaio 2014 il calendario non sarà più solo da sfogliare, bensì “diventerà una vera e propria agenda di appuntamenti che l’utente potrà navigare nei 12 mesi consultando le date con eventi in programma, evidenziate con un colore differente”.
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Un’idea garbata per consolidare il rapporto che da 75 anni esiste tra la kermesse inventata da Enzo Mirigliani e portata avanti con entusiasmo e passione da sua figlia Patrizia e gli italiani, che vuole regalare “un tratto di strada di grande ricchezza per i volti, le storie, le emozioni espresse dalle ragazze qui ritratte“, con lo stile elegante, sobrio e mai sopra le righe che da sempre caratterizza il concorso e che l’ha fatto diventare un appuntamento atteso e amatissimo, a prescindere dalle (troppe) polemiche.
“I cardini sui cui poggia questa nostra storia sono rappresentati da Enzo Mirigliani, felice, quasi scanzonato, mentre passa in rassegna le sue ragazze, e l’ultima Miss Italia, Giulia Arena, simbolo della continuità di una manifestazione che, dal 1939 a oggi, ha raccontato il cammino della gente italiana attraverso tante vicissitudini“, spiega Patrizia Mirigliani in una nota, agganciandosi alla tradizione per porre le basi del futuro di un concorso che “è sempre in cammino” e “non rallenta mai il passo“, con buona pace di chi, invece, lo considera anacronistico.
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