Arrivederci Pitti, benvenuta Milano Moda Uomo 2014. Il grande circo fashion si è spostato nella città della Madonnina, dove la fashion week ha preso il via con un primo giorno nel quale si sono visti viaggiatori del tempo e dello spazio, alfieri di “amore, humour e positività“, re normanni e cowboy-bikers. Un pot-pourri di stili e suggestioni che se a leggerlo può lasciare qualche dubbio, nella realtà è stato un grande successo e ha ricevuto il plauso di pubblico e addetti ai lavori.
Dopo la tradizionale sfilata di apertura di Corneliani, in passerella è salito Ermenegildo Zegna: da sempre animata da una filosofia che mixa ricerca a tradizione, naturalità a tecnologia, l’azienda manifatturiera fondata nel 1910 a Trivero (Biella) ha allestito uno spettacolo ispirato al mistero del cosmo e delle stelle, dove gli abiti disegnati da Stefano Pilati hanno assunto il ruolo di metafora della relatività dell’universo della moda maschile, con caban di nylon, cashmere, lana e kevlar a fondersi e contrapporsi in capi dai maxi volumi e dalle linee minimal, in un perfetto mix di passato e futuro, culminante in revers dal tessuto sdoppiato che si trasformano in morbide sciarpe da avvolgere intorno al collo.
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Al Teatro Armani è quindi andata in scena la sfilata di Julian Zigerli, giovanissimo stilista svizzero indicato da Re Giorgio come designer più promettente della moda maschile. Un’investitura confermata sul campo, con una collezione ironica e coloratissima, caratterizzata da abiti e accessori che giocano con i volumi (alternativamente esagerandoli e destrutturandoli) e da piccole, incredibili chicche, come per esempio le ciabattine in spugna da hotel declinate in diverse tonalità e impreziosite da ricami di paillettes.
Dolce & Gabbana hanno invece deciso di proseguire nell’esplorazione della storia e della tradizione della loro amata Sicilia portando in passerella una serie di capi ispirati ai Re Normanni (Ruggero I, Ruggero II, Guglielmo I, Guglielmo II, Tancredi, Enrico VI, Federico II e Manfredi) e all’architettura che ha caratterizzato i loro regni. Il risultato è una collezione ricca, eccezionale per materiale e grafismi, dove le giacche diventano cotte di maglia e l’uomo un guerriero nobile ed elegante. Una proposta incredibilmente contemporanea nella sua antichità, nella quale è impossibile non cogliere un accenno (e un omaggio) a un’epica tornata di gran moda grazie ai libri e alla serie tv di enorme successo Games of Thrones.
La giornata si è quindi conclusa con la sfilata di Versace, una vera e propria sfida ai luoghi comuni e ai mali che l’ignoranza porta con sè, “dedicata“, ha spiegato Donatella, “a tutti gli uomini liberi e coraggiosi e che non hanno paura. Augurando che le oppressioni finiscano presto. E mi riferisco all’omofobia, ai pregiudizi, ai femminicidi“. Così in passerella sono saliti modelli fasciati in pantaloni e completi aderentissimi in pelle e jeans, con camicie-gilet e giacche borchiate ispirate a uno stile da cowboy-biker moderno, allo stesso tempo maschio ed equivoco.