Ladies and gentlemen, the winner is… Sharon Stone. Il Festival di Cannes non ha ancora assegnato nessun premio, ma la Palma d’oro al fascino va senza dubbio all’attrice statunitense. Dopo aver infiammato il party De Grisogono con un abito a sirena color lampone firmato Roberto Cavalli, per l’anteprima del suo film The Search l’interprete di Basic Istinct ha scelto infatti di indossare un minidress di Emilio Pucci che ha lasciato tutti senza fiato.
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Nero, impreziosito da un ricercato ricamo di paillettes, dalla scollatura profonda maliziosamente regolabile con dei lacci, il vestito della casa di moda italiana è un piccolo gioiello sartoriale, ma a farlo finire sotto i riflettori non è stata (solo) la pregevole fattura, bensì la lunghezza della gonna: i benpensanti – e molti invidiosi – hanno infatti gridato allo scandalo per i centimetri di gambe di Sharon Stone che ha regalato all’obiettivo avido di telecamere e macchine fotografiche.
“Sharon Stone ha 56 anni!“ è l’obiezione mossa da tutti i detrattori del look dell’attrice, come se la bellezza, l’eleganza e la classe si possano misurare con un metro angrafico: se una donna ha fascino e stile, l’età conta molto poco, come molto poco conta – al contrario – quando mancano.
Comunque sia, il look dell’attrice sta suscitando un vero e proprio dibattito, che vede contrapposto chi elogia la sua incredibile bellezza e l’allure da diva e chi, invece, critica la scelta ardita, giudicandola ‘inadeguata’, perché diversamente da molte colleghe Sharon Stone non mostra i segni di più o meno palesi interventi di chirurgia estetica e ritocchini e le sue splendide gambe sono splendide gambe da cinquantenne, così come le rughe che incorniciano uno sguardo fiero e luminoso.
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Un grande smacco per gli alfieri del culto di un’immagine falsamente perfetta e stereotipata, che nell’outfit sexy, sofisticato e glamour dell’attrice – completato da una minaudière e da un paio di sandali d’oro di Salvatore Ferragamo, da occhiali da sole aviator specchiati e da un semplice hair stylist corto – vedono la nemesi del loro credo e della loro pretesa di imporre una sola, scontata, idea di bellezza.
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