Ieri, 16 marzo, all’Assemblea Nazionale in Francia sono stati presentati due emendamenti che proibiscono di ingaggiare modelle denutrite. La proposta ha un doppio fine: proteggere sia le modelle che le ragazze “spettatrici”. Il mondo della moda, infatti, è la trappola dell’estetica e cadere in certi standard è facile: ci si identifica negli altri cercando di raggiungere un certo ideale di bellezza, uno status o un peso. La proposta è stata avallata dal Ministero degli affari Sociali e della Sanità francese, Marisol Touraine ed è significativo che l’iniziativa parta proprio da uno dei Paesi considerati Mecca del fashion system.
Si tratta non solo di una campagna di sensibilizzazione sul tema dell’anoressia ma anche di un piano di provvedimenti secondo cui la “glorificazione della magrezza eccessiva” si configurerebbe come un vero reato da scontare con pene che vanno da multe a cinque zeri fino ad un anno di reclusione. L’emendamento andrà ad inquadrarsi all’interno della riforma della sanità presentata al Parlamento francese il prossimo 31 marzo.
LEGGI ANCHE LA MODELLA ANORESSICA FA INSORGERE IL WEB
Anche al di qua delle Alpi le voci della moda di casa nostra si aggiungono al coro francese. Raffaella Curiel ha espresso piena solidarietà sulla faccenda: “Sono assolutamente d’accordo con gli emendamenti proposti in Francia. L’immagine della donna magra, denutrita è stata sfruttata dagli stilisti del pret-à-porter perché la donna senza forme si veste più facilmente“. L’”intellettuale della moda”, come viene definita la Curiel, dice no ad un ideale di donna al confine tra la magrezza e la denutrizione: “Il messaggio lanciato dalla moda oggi è certamente diseducativo, ci sono ragazzine che muoiono a causa dell’anoressia. Non è vero che le modelle mangiano, spesso nei backstage dobbiamo dare acqua e zucchero, e io continuo a dire loro ‘mangiate, mangiate’ è una vergogna. La donna deve avere un minimo di forme, sono sinonimo di femminilità”.
I dati ABA (Associazione italiana Bulimia e Anoressia) informano che l’anoressia colpisce circa il 3% della popolazione e che nel 95% dei casi coinvolge le donne. Sono guerre che si vincono a piccoli passi. Bandire certi modelli con leggi ad hoc che prevedano sanzioni potrebbe essere una prima battaglia.
Foto by Facebook