Una volta i prodotti taroccati avevano come sede naturale le bancarelle. Adesso sì, le bancarelle ci sono ancora, però hanno perso appeal e l’offerta sta calando senza soluzione di continuità. Perché i tempi cambiano e anche i furfanti si adeguano. Perché, anche nel mondo dei falsi, ha preso il sopravvento la tecnologia. E i siti di e-commerce la fanno da padrone. Intendiamoci: guai a fare di tutta l’erba un fascio, molti di questi negozi virtuali sono seri e puntuali. Ma non tutti. Ed ecco allora che il gruppo Kering di Francois Pinault, cui fanno capo marchi di lusso come Gucci, Balenciaga e Yves Saint Lauren, ha fatto causa al colosso cinese Alibaba. Quello stesso colosso creato dal giovane Jack Ma e che lo scorso settembre è stato quotato a Wall Street con un’Ipo da 25 miliardi di dollari. Roba che la testa gira e non si ferma più.
E però Kering, con quella causa presentata alla corte federale di Manhattan, accusa Alibaba di “incoraggiare, assistere e trarre consapevolmente profitto dalla vendita di prodotti falsi“; migliaia di borse Gucci del valore di 795 dollari, per esempio, sarebbero state offerte a un prezzo che va da uno a cinque dollari. E si tratta, naturalmente, di prodotti contraffatti. Si chiede un risarcimento con chissà quanti zeri e in più Alibaba – secondo i media statunitensi – rischia una condanna penale per violazione delle leggi sul commercio e per attività di criminalità organizzata.
Naturalmente è partita la difesa; un portavoce del gigante orientale sottolinea come continui la collaborazione con numerosi brand per aiutarli a proteggere i loro diritti di proprietà intellettuale: “Abbiamo alle spalle una forte storia che dimostra questo. Sfortunatamente il gruppo Kering ha scelto la strada di una dispendiosa azione legale invece di una cooperazione costruttiva. Crediamo che tale denuncia non abbia alcun fondamento e la contrasteremo con forza“. Pare però che Kering avesse già presentato una denuncia lo scorso luglio, ritirandola poi dinanzi alla promessa di creare sinergia nella lotta alla contraffazione. La cosa avrebbe potuto funzionare: per i marchi di lusso sarebbe stata possibile una maggiore diffusione sul mercato cinese e Jack Ma avrebbe d’altro canto rafforzato la propria credibilità. E invece adesso ci sarà l’appuntamento in tribunale. Attenzione alle vendite online!
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