Lingerie e privacy: un europeo su quattro ha più password che biancheria intima

Un europeo su quattro ha più password che biancheria intima. E’ l’inaspettato risultato della ricerca (chiamata Passwords are like underwear) – in chiave ironica – condotta da Kaspersky Lab sulle abitudini degli internauti per quanto riguarda la privacy sul web e il rapporto con la propria lingerie. Secondo quanto riporta l’Adnkronos in media il 26 per cento degli intervistati ha confessato di aver condiviso le proprie mutande con amici e familiari, mentre il 44 ha rivelato a qualcuno la sua password; il 22 per cento ha più password che mutande; il 71 per cento condividerebbe le password invece delle mutande; l’87 per cento cambia la lingerie tutti i giorni, mentre il 50 per cento solo due volte l’anno la password (c’è anche chi non lo fa mai); infine il 73 per cento degli europei – udite udite – ha più paura che qualcuno possa avere accesso alle proprie informazioni, piuttosto che uscire di casa senza mutande.

Uno studio volto a sensibilizzare la gente riguardo la protezione della vita digitale, ma che ha fatto scoprire molte cose sul rapporto con l’underwear. Ma che relazione c’è fra le chiavi d’accesso su Internet e gli slip? Uomini e donne hanno degli atteggiamenti contraddittori nei confronti di entrambi: alcune informazioni possono essere strettamente private, tuttavia altre potrebbero non essere di interesse per qualcuno. Il valore dipende dal mondo in cui vengono usate. C’è chi preferisce correre il rischio di esporre la propria vita, invece che seguire le linee guida per proteggersi. Per difendere i profili social e allo stesso tempo l’intimità basta seguire poche e semplici regole.

Le password non vanno condivise, dovrebbero essere cambiate regolarmente e poi non dovrebbero essere esposte agli altri. Esattamente come la biancheria intima. “Tendiamo a pensare – ha commentato Morten Lehn, Managing Director di Kaspersky Lab Italia – che le password non ci proteggano veramente e che esse siano solo fastidiosi requisiti ideati dagli esperti IT per farci credere che le nostre credenziali siano al sicuro. La verità è che i criminali informatici sono pronti a dedicare molto tempo e denaro per cercare di rubare le password che proteggono alcune delle nostre informazioni più riservate“.

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