Chi ha brillato sul tappeto rosso? Chi sarebbe meglio cambiasse stylist? La passerella della ottantottesima edizione degli Academy Awards ha proposto modelli interessanti ma anche abiti che sarebbe stato meglio lasciare nell’armadio o nell’atelier dello stilista. Vediamo chi ha stregato i fan e chi ha deluso.
Ci sono attrici che in vista degli Oscar si sottopongono a drastiche diete, a trattamenti di bellezza a base di cellule staminali, di piastrine, di qualsiasi cosa prometta un aspetto strepitoso. Ma a cosa servono tutti questi sacrifici se poi si vanifica il risultato con un abito che non faccia brillare come una stella? Perché pagare migliaia di euro parrucchiere e truccatore se poi lo stylist non “azzecca” il giusto look?
Sbagliare sul red carpet degli Academy Awards è quasi peggio del collezionare un insuccesso al box office perché le foto di quello sfortunato outfit faranno il giro del mondo per giorni e giorni. Per lasciare il segno bisogna puntare su un abito favoloso che valorizzi il fisico intonandosi con l’incarnato, con gli occhi e i capelli. Non è facile ma ci sono personaggi come Nicole Kidman, Jennifer Lopez e Emily Blunt che non sbagliano un colpo.
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Quest’anno le star hanno prediletto abiti bianchi “wedding style” o blu nelle sue declinazioni. E non sempre è stata una scelta felice.
A entusiasmare i fan, che poi si sono scatenati sui social network, Cate Blanchett, splendida nel suo Armani Privè verde acqua con linea a sirena e piccoli ciuffi di tessuto leggero sparsi lungo lo scollo e sulla gonna come fossero alghe. Un abito che poteva sembrare azzardato su chiunque e che su di lei, così bionda e con i capelli ondulati, era perfetto.
Piace vincere facile a Charlize Theron, che con il suo Dior rosso fuoco con scollatura abissale e lungo laccio di brillanti al collo di Harry Winston era semplicemente divina. Tina Fey, considerata più simpatica che bella, ha invece stupito i suoi ammiratori con un tubino senza spalline bluette e un collier di Bulgari da urlo in zaffiri e diamanti. Splendida anche Olivia Wilde con un Valentino Haute Couture bianco dalla scollatura abissale e laccio di brillanti di Neil Lane al collo. E’ piaciuta Naomi Watts col suo Armani Privè in paillettes dalle sfumature tra l’azzurro e il blu passando per il bluette e anche il violetto.
Olivia Munn è stata l’unica a scegliere l’arancio, un colore difficile da portare in passerella ma che le stava d’incanto, sia per il modello monospalla sia per la tonalità che si accordava perfettamente con pelle e capelli. Menzione anche per Brie Larson il cui Gucci bluette ha convinto sia per la linea molto romantica che per la scollatura profonda ma non troppo.
Le noti dolenti sono arrivate da attici notoriamente sempre al top: Alicia Vickander, troppo vistosa nel suo Louis Vuitton giallo ornato, come se non bastasse, da un tripudio di cristalli. La lunghezza poi, più corto davanti e più lungo dietro, non ha aiutato certo a slanciarne la figura.
Dispiace che una bellissima donna come Kerry Washington abbia optato per un abito Atelier Versace splendido ma poco adatto per una passerella. Il corpetto aggressivo in pelle nera non si accordava con la gonna dal sapore romantico. E che una come Reese Witherspoon abbia scelto un modello banale, seppur di Oscar De La Renta, bluette con gonna ampia e corpetto senza spalline con strane volute di tessuto sul seno. O che un’altra diva come Rooney Mara abbia deciso di indossare sul suo fisico troppo sottile, quasi “striminzito”, un abito pieno di personalità come quello bianco lucente con maliziose aperture di Givenchy by Riccardo Tisci che sicuramente richiedeva un po’ più di “polpa”.
Non ha tenuto fede alle aspettative, altissime dopo i Golden Globe, Lady Gaga con abito da sera bianco con corpetto e gonna-pantaloni del suo amico designer Brandon Maxwell. Per la prima volta nella sua vita Mrs. Germanotta è apparsa banale. Ha lasciato invece proprio di stucco l’attrice Saoirse Ronan con un Calvin Klein verde petrolio in paillettes a sottoveste che non esaltava né il suo pallore né la sua figura, troppo sottile per quel tessuto così ricco. Non le hanno insegnato che “chi di verde si veste troppo di sua beltà si fida?”
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