Bulgari celebra l’iconico serpente

Bulgari inaugura la mostra SerpentiForm tutta dedicata alla figura del serpente come oggetto d’ispirazione per il mondo dell’arte.

SerpentiForm, è la mostra firmata Bulgari con il patrocinio di Roma Capitale Sovrintendenza Capitolina ai beni Culturali, presso il Palazzo Braschi a Roma da giovedì 10 marzo fino a domenica 10 aprile, per celebrare il serpente nell’arte, nella moda e nel design. Il serpente ha da sempre ispirato moltissimi artisti e dai pittori ai poeti, dagli stilisti ai designer, è stato associato nel tempo ai significati di seduzione malvagia, forse per il suo avvolgere le prede che poi divora, ma anche di mistero ed eleganza per via della sua capacità di cambiare pelle.

Simbolo dunque di seduzione e di trasformazione, il serpente è il protagonista della mostra SerpentiForm. L’esposizione si articola lungo un percorso di 450 metri distribuito su 7 piani, all’insegna della multisensorialità e della suggestione, alla scoperta di questo straordinario animale e del suo rapporto in particolare con il mondo della gioielleria, ma anche del cinema e dell’arte in generale. Partendo dall’antichità, agli albori dei primi pezzi di gioielli provenienti da Pompei, dal museo archeologico di Napoli e in particolare dall‘Archivio Storico di Bulgari, si giungerà fino ai giorni nostri, con opere di artisti contemporanei che spaziano dalla fotografia alle illustrazioni artistiche, come ad esempio Keith Haring, Alexander Calder e Paul Klee, ma anche abiti vintage, costumi cinematografici, teatrali e moltissimi oggetti di design.

Bulgari celebra il serpente

 

L’ad della maison  Jean Christophe Babin, ha detto che l’intento della mostra, in occasione dei 150 anni di creatività del brand, è stato quello di andare oltre quello che può essere l’universo della gioielleria, e per questo sono state inserite anche creazioni più generiche. Una celebrazione come spiega la curatrice Luisa Boscaini, per raccontare il rettile più pericoloso, affascinante, sensuale e sinuoso di tutte le culture.

 

 

 

 

Photo Credits: Facebook

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