E’ scomparsa per un infarto a Miami in ospedale, dove era ricoverata per una bronchite, l’architetto di fama mondiale Zaha Hadid. Irachena di nascita ma britannica d’adozione è stata tra le donne più influenti nel mondo del design e dell’arte degli ultimi due secoli.
Era nata il 31 ottobre del 1950 in Iraq Zaha Hadid. Dai 16 anni aveva studiato matematica a Beirut ma poi si era trasferita prima in Svizzera e poi a Londra. Della matematica diceva che era una disciplina che educa a organizzare e strutturare i processi della mente. In Inghilterra invece si è iscritta ad architettura. E proprio l’Inghilterra è stata sempre fiera di questo suo talento d’adozione tanto che le aveva conferito quest’anno, prima donna nella storia del premio, la Medaglia d’Oro del Royal Institute of British Architects per il suo lavoro e la sua creatività.
Ma Zaha Hadid era abituata alle “prime volte”: nel 2004, dopo una lista di soli uomini, ha vinto il premio Pritzker per l’architettura, uno dei riconoscimenti più prestigiosi al mondo assegnato per onorare ogni anno un architetto vivente. La sua infanzia è stata agiata, figlia di una classe medio-alta che godeva di una reale indipendenza e di una certa forma di democrazia. Andava a scuola dalle suore francesi in un ambiente multiculturale: le sue amiche erano musulmane, ebree ma anche cristiane. Della sua terra Zaha Hadid ricorda per tutta la vita i profumi tipici dell’oriente e i colori del cielo e dei tramonti. Ma nei suoi lavori non si nota alcuna influenza di quel mondo arabo. Tra i più famosi ci sono il Rosenthal Center for Contemporary Art di Cincinnati, gli stadi a Tokyo e in Qatar, il trampolino olimpico di Innsbruck, e, a Roma, il MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo.
“Con l’architettura puoi mettere la tua orma sul futuro”, diceva nel firmare l’enorme progetto di sviluppo urbano di Singapore. E ci è riuscita. La sua visione del mondo, il suo talento e il suo genio rimarranno per sempre impresse nelle opere di cui è disseminato l’intero globo. Aveva una personalità di ferro questa donna imponente dalla voce rauca e dallo sguardo d’ebano. Lo dimostrava anche nell’aspetto. I capelli con striature rosse a contrasto, le labbra viola, il kayal nero, le unghie lunghe e incredibilmente perfette, le scarpe dal tacco alto quasi sempre “made in Italy” erano il suo marchio di fabbrica.
Nello Zaha Hadid Achitects, lo studio di Londra che si trova in centro, a Clerkenwell, in un edificio del diciannovesimo secolo, lavorano duecento cinquanta architetti di ogni nazionalità che traducono nella realtà quello che la geniale artista vede già realizzato con i suoi occhi.
Elegante, fiera nel portamento e grandemente carismatica, tanto da essere soprannominata “l’archistar”, Zaha Hadid si è imposta non solo come architetto ma anche come personaggio, continuamente in bilico tra oriente e occidente sia nel modo di vestire che di muoversi. Con il suo talento geniale e con il suo modo di fare ha incantato il mondo. Che ora sarà diverso senza la sua impronta.
Foto credits: photographer Hèléne Binet, deezen.com
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