Bikini, 70 anni e non sentirli

La vita senza il bikini? Sarebbe come una torta senza la ciliegina, uno spettacolo senza applausi, un quadro senza colori, un regalo senza fiocco, un bagno senza schiuma. Perché il più gettonato e seducente dei costumi da bagno allieta le vacanze di chi lo indossa e anche di chi guarda. E lo fa da settant’anni.Tanti auguri bikini!

Auguri a quei minuscoli pezzetti di stoffa che, sapientemente assemblati, sono parte essenziale del fascino di una donna sul bagnasciuga. Povere nonne, che dovevano prendere il sole con pantaloncini e maglietta senza maniche. Perché indossare il bikini non è solo sexy ma è anche comodo, fresco e confortevole.

I bikini sono parte integrante della storia del cinema e delle sue star: avrebbe avuto lo stesso sex appeal Brigitte Bardot senza i suoi bikini con le coppe a punta o i merletti sul reggiseno? E Jane Birkin? Nel film “La piscina” sarebbe stata altrettanto trendy senza quel bikini bianco con grosso anello sul reggiseno tra le coppe tanto anni settanta? Chi avrebbe trasformato Bo Derek nella splendida selvaggia di “10” se non lo avesse fatto un bikini di pannelli irregolari tagliati come fossero pelli di animali? Vogliamo parlare di quello bianco con cui Ursula Andress usciva dalle acque in “007. Licenza di uccidere”?

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In realtà lo scorso anno durante il festival della commedia di Montecarlo la diva ha confessato: “Quel bikini? Ma avete visto com’era brutto? Faceva tutte le grinze sul seno. E lo slip poi! Com’era grande!” Fa nulla. Ha fatto sognare il mondo lo stesso. Anche il due-pezzi arancione indossato da Halle Berry in “007. La morte può attendere” non è passato di certo inosservato grazie  alla calda tonalità di pelle del premio Oscar e, soprattutto, al fisico mozzafiato.

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Altri tempi, altri luoghi: anche le passerelle ci hanno regalato una serie di bikini indimenticabili. Come quello di Yves Saint Laurent tempestato di rose indossato da Laetitia Casta, o quello con cui sfilava una giovanissima Heidi Klum sulla passerella di Victoria’s Secret, o ancora quello verde acqua con doppia “C” di Chanel con cui stregava il “front row” una anche lei giovanissima Naomi Campbell.

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Persino il bikini con le rouches di Nicole Minetti, figlio del suo tempo, ha un suo perché, come quello verde con grandi coppe a triangolo di Elisabetta Gregoraci o quello “tropical” di Elisabetta Canalis, copiato da migliaia di ragazze.

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Ne ha fatta di strada questo capo d’abbigliamento indispensabile per la bella stagione da quando, nel 1946, iniziò ad essere prodotto su scala nazionale da un tenente della marina militare che lo aveva visto indosso alle indigene dell’isoletta di Bikini, nell’oceano Pacifico, dove gli americani avevano fatto esplodere una bomba atomica.

Non nacque certo da un evento felice, il bikini. Ma la sua fama esplose nel mondo con effetti più lunghi, e positivi, di quella disgraziata bomba atomica. Trasformando ogni donna in una potenziale bomba sexy.