Capitale della Danimarca, Copenhagen è la città più popolosa dello paese, un luogo che, un tempo villaggio di pescatori, oggi è un importante porto commerciale. A due ore e mezzo di volo da Roma e due da Milano, questa cittàdina offre al turista un’accoglienza e un calore davvero speciali.
Può bastare un week end per godere della magia di questa capitale europea piena di sorprese. Tre giorni in cui scoprire le zone più interessanti della città, visitare luoghi pieni di fascino e assaggiare una cucina varia e deliziosa. Chi ha sempre pensato a Copenhagen come una fredda cittadina del nord si ricrederà ancor prima di atterrare, osservando dall’alto il paesaggio stupendo, fatto di canali che si alternano alla terra, con l’erba che arriva a pelo d’acqua.
Una volta in città è l’atmosfera rilassata e positiva a scaldare l’animo del turista: il traffico è moderato, ovunque persone di ogni età che si muovono in bicicletta lungo le tante ciclabili che costeggiano le strade. Ci si sposta rapidamente grazie a metropolitana, mezzi pubblici efficienti, ma anche a piedi perché il centro è raccolto e ben servito.
La visita può cominciare dal Municipio, costruzione in stile neorinascimentale in mattoni rossi con una torre alta 105,6 metri: una delle più alte della città. In cima c’è un carillon il cui suono viene diffuso ogni giorno dalla radio nazionale danese. Vi si accede salendo 298 gradini e si gode di un panorama eccezionale. Ma la cosa più suggestiva sono i matrimoni che vengono celebrati all’interno: coppie da tutta Europa vengono a sposarsi in questo paese dove è legale anche il matrimonio di persone dello stesso sesso. Impossibile non lasciarsi travolgere dall’atmosfera festosa che si respira nella piazza antistante: lancio del riso, foto di rito, biciclette “nuziali” con fiori e i classici barattoli appesi dietro per portare gli sposi nel locale scelto per il rinfresco che, in genere, è a poche pedalate di distanza. Si assistono a veri e propri cortei di nozze, con gli sposi in testa, e dietro, sempre in bicicletta, tutti i parenti, anche i più piccoli. Il trillo festoso dei campanelli che sfilano nella via è il segnale che qualcuno si è appena detto “sì”.
Accanto alla piazza del Municipio c’è un vero paradiso per i bambini e per chi, nonostante l’età, non è mai cresciuto. Tivoli, un grande giardino proprio in centro città che offre tutte le classiche giostre del luna park ma anche localini dove bere ottima birra e mangiare squisiti panini, ascoltare musica dal vivo e passare allegramente un pomeriggio all’aperto. A fine giornata spettacolo di luci e fuochi d’artificio, con grandi e piccini con il naso all’insù mentre la torre del Municipio si tinge di mille colori.
Chi è in cerca di luoghi “speciali” non può perdere il quartiere Nyhavn, affollato, pieno di bar e localini, con costruzioni coloratissime in tipico stile danese che si riflettono nei canali. L’atmosfera è gaia e informale, e, soprattutto al tramonto, gustare una birra sulle rive del canale è un’esperienza da provare.
Chi ama l’arte classica può visitare il Carlsberg Glypotek, un museo fatto costruire dal fondatore dell’omonima birra. Al suo interno contiene una serie di capolavori di maestri come Monet, Renoir, Cèzanne, Gauguin, Van Gogh oltre che sculture di artisti vari. La particolarità di questa costruzione è il giardino d’inverno sormontato da una cupola in vetro. Vegetazione esotica, fontane silenziose e panchine: non resta che sedersi e godere della magia del luogo.
Un’altra zona imperdibile, unica nel suo genere, è Christiania, un quartiere “autogovernato”, una piccola città all’interno della città che gode di uno status di semi-indipendenza. E’ stata fondata nel 1971 da una comunità di hippies su quella che era un’area dismessa occupata in precedenza da una base navale. Gli edifici militari abbandonati sono stati trasformati in abitazione, oppure in negozi dove vendere manufatti e merci di vario genere, tra cui le droghe leggere. Attualmente la loro vendita non sarebbe legale ma a causa della condizione di “suolo autogestito” è tollerata dalle autorità. Sarà approvata a breve in Danimarca la legge sulla libera circolazione delle droghe leggere mentre sono totalmente bandite quelle pesanti, di cui è vietato e sanzionato penalmente sia l’uso che, ovviamente, lo spaccio. “Lo stato libero di Christiania” ha un suo asilo nido, una radio di quartiere e anche una fabbrica di bicilette dove vengono costruiti i “carrelli” più fantasiosi da attaccare alle due ruote. Gettonatissimi sono quelli per portare a passeggio i bambini: sono robusti e hanno una copertura per lunghe pedalate anche sotto la pioggia.
Poi c’è la famosissima statua della “sirenetta” situata all’ingresso del porto, considerata il simbolo della città. La biblioteca soprannominata “il diamante nero”, il quartiere Nyhavn, la “torre rotonda”. Tutte attrazioni da non perdere. Ma una visita alla città non può prescindere dall’aspetto culinario. Praticamente ovunque il livello dei cibi offerti è molto alto, dai panini alle verdure grigliate con salse varie, avocado, pomodori e spezie o con la carne o il pesce, freschissimo, ai piatti tipici danesi: da provare, almeno una volta, le polpettine e il salmone con gli spinaci, il tutto accompagnato dalla deliziosa birra locale. La città propone poi tante cucine diverse, a testimonianza della multiculturalità di questa zona.
Uno dei migliori ristoranti è tricolore, e qui non può non esserci dell’orgoglio: è stato fondato da un italiano, per la precisione un umbro, negli anni ottanta. Si chiama “Era Ora”, è stato dichiarato nel 1995 il migliore ristorante di Danimarca e nel 1997 è arrivata la prestigiosa stella Michelin, la prima in tutta la Scandinavia. E non come ristorante italiano, ma come ristorante e basta. Lui, Elvio Milleri, chef che oggi ha messo via il grembiule ma controlla scrupolosamente i suoi chef master, ha una venerazione per le ricette tradizionali di casa nostra e sceglie ancora personalmente le materie prime che fa arrivare da ogni regione d’Italia. Anche il pane è delizioso, fatto fare da un panificio che ha acquistato tanti anni fa proprio perché non riusciva a trovare, in città, un pane all’altezza del suo palato. Nel locale, dove l’arredamento è caldo, informale ma lussuosissimo, la cena è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi. Ci vogliono tre ore e mezzo per assaporare le 14 particolarissime portate ognuna accompagnata da un vino sublime: non a caso la cantina contiene 90.000 tra le migliori bottiglie al mondo.
Il calore di Copenhagen si percepisce ancora di più quando è il momento di tornare a casa: una lieve malinconia prende il posto di quella gioia che è stata la costante di questo lungo week end, e l’idea di tornare allo stress della vita quotidiana appare ancora più tragica.