La maison D&G è finita al centro di accuse e polemiche per aver pubblicato sul suo sito e-commerce un modello di sandali denominati “alla schiava”, termine che ha generato una reazione molto negativa a livello mondiale, al punto da costringere i due stilisti italiani a fare dietrofront.
Una grande bufera mediatica si è abbattuta qualche mese fa sul noto brand di moda italiana Dolce & Gabbana, per aver pubblicato sul suo sito e-Commerce, un nuovo modello di sandali della Collezione Primavera-Estate 2016, denominati “slave sandals”. Si tratta di sandali piatti, colorati, in nappa, realizzati con cinturino alla caviglia e adornati da pon pon, in tema con il trend di tutta la linea, ispirata all’Italia e ai simboli della Dolce Vita. Come si legge sul sito ufficiale: La sfilata donna Primavera-Estate 2016 è una dichiarazione d’amore all’Italia raccontata da capi e accessori unici, in un viaggio immaginario attraverso le meraviglie di questo Paese. Italia is Love.
Ma, mentre in Italia il termine “alla schiava” può essere tollerato ed è comunemente utilizzato senza attribuzioni discriminanti, all’estero la parola slave ha una connotazione fortemente negativa e inaccettabile ed è proprio da questo che si è originata la polemica che ha travolto il brand a livello internazionale. In seguito all’ondata di critiche, la maison è stata costretta a rimuovere dal sito ufficiale il termine “incriminato” per i sandali il cui valore ammonta a 1.550 euro.
I due stilisti italiani hanno preferito non replicare all’inaspettata reazione degli visitatori del sito, limitandosi semplicemente ad eliminare la dicitura, sostituendola con un’altra più generica: “sandalo allacciato in nappa con pon pon”. Che il termine slave fosse malvisto dal mondo della moda internazionale e dagli acquirenti di tutto il mondo era già stato percepito da tempo da molti stilisti, che hanno preferito negli ultimi anni rinominare questa tipologia di scarpe con “sandali in stile gladiatore”, per evitare fraintendimenti.
Non è la prima volta che Dolce & Gabbana sono travolti dalle polemiche; infatti. già nel 2013, in occasione della presentazione della Collezione Primavera/Estate, furono aspramente criticati per gioielli ed accessori con l’aggiunta di teste di moro, ritenute inadatte ed offensive per i chiari riferimenti razziali e all’inizio dell’anno erano stati attaccati anche per aver ritratto su borse e magliette famiglie gay con pargoli al seguito. Ma si sa che un brand di fama mondiale è sempre sotto i riflettori ed è molto facile finire nel mirino dei detrattori.
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