Questa settimana la rubrica Chicche di Stile si concentra sullo stile dandy, un insieme di outfit indossati fin dall”800 ma che oggi si arricchiscono di particolari.
Questa volta la rubrica Chicche di Stile, che ogni settimana si occupa di una particolare pagina di moda nella storia e oggi, si concentra su uno stile evergreen ma dalle radici ottocentesche: il look dandy. Si tratta di un comparto vasto e multistrutturato con spunti, stili e trend che vengono regolarmente riadattati, visti e rivisti sulle passerelle come nell’urban e nello streetstyle. Ricordate ad esempio il mitico Chuck di Gossip Girl? Ecco, il suo stile era assolutamente dandy riadattato ai primi anni 2000 e che, diciamolo, si sposava perfettamente con gli outfit bon-ton di Blair Waldorf. Il dandy è una figura complessa, che nasce e si sviluppa con le prime realtà metropolitane.
È connesso ai personaggi dei romanzi ironici e brillanti di Oscar Wilde e al concetto del flaneur, l’uomo elegante e stiloso che si trova “smarrito” nella grande città: il periodo storico è tra la fine del 1700 e il 1800. Il dandy tiene molto all’eleganza e crea abbinamenti e combinazioni estrosi e creativi, ma senza perdere lo stile. Il primo dandy storicamente riconosciuto fu George “Beau” Brummell, che è considerato un metro di eleganza per l’epoca. Brummell si riconosce in un abbigliamento emblematico (anche se, rispetto ai successivi, piuttosto sobrio), formato da una giacca blu con bottoni in ottone, il panciotto, i pantaloni lunghi fino al ginocchio, il fazzoletto da collo e la cravatta bianca di mussola. I dandy, che rifiutano la mentalità borghese e l’appiattimento dei costumi, si moltiplicano nel corso dell”800 e cominciano a curare con attenzione il loro guardaroba, in particolare i guanti, la pochette per il taschino, i colori della giacca, i fazzoletti al collo. Lo stile dandy non è necessariamente identificabile con un orientamento sessuale di genere omosessuale.
Il gusto e lo stile nel vestire, abbinato alla trasgressione dei costumi e a uno humor graffiante e brillante, fa parte della rivoluzione incarnata da Oscar Wilde, ma dandismo e omosessualità non sono prettamente correlati. Come riporta Vogue, Barthes aveva scritto che “la moda ha ucciso il dandy”, indicando come responsabile del tramonto di questa figura la diffusione industriale degli abiti in serie, perché il dandy personalizza il proprio look con tocchi estrosi e creativi. In senso lato però, nella società odierna rimangono quei dandy che amano combinare e ricombinare colori, forme, oggetti e capi creando il proprio guardaroba (e, di conseguenza, sè stessi) come un’opera d’arte.
Popstar, imprenditori, influencer e fashion designer che rappresentano l’eccentricità e la cura ossessiva per i dettagli estrosi possono essere definiti dandy. Giorgio Armani ha traslato questo concetto stilistico alle donne, portando in passerella i classici elementi del dandy ma addosso a figure femminili: cappello, bastone, fazzoletto, giacca, stringhe appariscenti.
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