Sull’Acropoli non si sfila. L’integrità di Atene in questa vicenda richiama i tempi dell’antica Grecia, in cui i valori della polis erano al di sopra di tutto. Ecco i dettagli del rifiuto a Gucci.
Gucci aveva puntato in alto… all’Acropoli. Uno dei luoghi più suggestivi, e non solo della Grecia ma di tutto il mondo. Secondo la stampa greca, il colosso italiano aveva offerto 1 milione per la sfilata e altri 55 per i diritti d’immagine. Una somma che farebbe comodo non poco alle disastrate casse dello stato ellenico. Eppure la commissione archeologica non ha dato l’ok e la città di Atene ha rifiutato soldi e richiesta. Ecco il caso com’è stato ricostruito da Repubblica: la notizia è stata data dai media greci mentre Gucci ha smentito: non la richiesta di fare la sfilata, l’ammontare dell’offerta.
“Non si era ancora parlato di cifre in questa fase” ha dichiarato la maison. In ogni caso, una cosa è chiara: Atene non ha nessuna intenzione di vendere l’Acropoli per la moda o per qualunque altro motivo… almeno questa volta. La sacralità del monumento famoso in tutto il mondo non può essere “intaccata” da modelle, riflettori e passerelle. Questo è stato il verdetto della Commissione e Gucci ha dovuto accettarlo. “Il valore e il carattere dell’Acropoli” ha sentenziato la Commissione “È incompatibile con un evento di questo tipo”. Dimitri Paternalis, direttore dello splendido Museo dove ci sono i resti del tempio antico e le Cariatidi ha aggiunto: “Non abbiamo bisogno di pubblicità. Il simbolismo del monumento sarebbe svilito usandolo solo come “sfondo” per una sfilata di moda“.
Ecco la nota di risposta di Gucci, che conferma ma non del tutto: “Gucci conferma di aver avuto un incontro con l’autorità ellenica per esplorare la possibilità di un progetto di collaborazione culturale a lungo termine, coerentemente con quanto l’azienda ha fatto negli ultimi anni con istituzioni quali Palazzo Strozzi a Firenze, Minsheng Museum a Shanghai, Westminster Abbey in Inghilterra e LACMA a Los Angeles. Le speculazioni pubblicate relative a maggiori dettagli sono da considerare destituite da ogni fondamento”. Intanto si sono accese le polemiche: il rifiuto di Atene si scontra contro le splendide immagini della sfilata di Dior, realizzata nel 1951.
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