Dalla New York Fashion Week 2017 arrivano simboli, slogan e messaggi contro Trump e le sue ideologie. Ecco i capi più significativi e politicamente schierati.
Il trend della presa di posizione degli stilisti americani contro la Trump-era era già arrivato forte e chiaro prima di questa New York Fashion Week 2017. I fashion designer, praticamente tutti, hanno boicottato Melania Trump rifiutandosi di vestirla e i loro follower si sono scagliati con forza contro chi invece l’ha vestita (anche casualmente, come Dolce & Gabbana, che si sono trovati in uno scandalo perché la First Lady aveva comprato un loro abito). E le sfilate di quest’ultima settimana della moda nella Grande Mela non fanno che confermare la tendenza: Vanity Fair ha realizzato una gallery sui messaggi (neanche troppo subliminali) delle sfilate contro il regime.
Abbiamo già parlato di Raf Simons e Calvin Klein che hanno tematizzato la sfilata con il gusto dell’America, splendida e ricca proprio perché varia: multi-etnica, multi-stilistica. Altrove sono apparsi slip molto espliciti con una scritta “Fuck you world” incorporata in look silver, dark e futuristici. Prabal Gurung ha proposto t-shirt con slogan emblematici: “I am an immigrant”, “My boyfriend is a feminist” o, citando Martin Luther King, “I have a dream”. Chromat ha ironizzato su un oggetto particolare e dai significati trasversali: il giubbetto salvagente diventa capo iconico Public School invece ha realizzato dei cappellini che riprendono al contrario quello di Trump (“Make America Great Again”) e lo fanno diventare “Make America New York”, per rendere gli Stati Uniti un paese ospitale e accogliente come lo è New York con i propri abitanti melting pot. Christian Siriano propone altre scritte, altri concetti che cercano di appiattire le differenze messe in rilievo dal nuovo capo dello Stato: “People are People”.
I messaggi omofobi, razzisti e misogini di Trump rimbalzano sulle passerelle, mentre i vari stilisti hanno dichiarato guerra fredda alle donne Trump facendo capire che non sono le benvenute nelle front row. Rimane una domanda: la moda deve essere pura estetica fine a sé stessa o deve invece impegnarsi nella politica, nel sociale, nelle questioni di gender e identità? Voi cosa ne pensate?
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