Oggi la rubrica Chicche di Stile su occupa di un capo assolutamente attuale: la jumpsuit, ovvero la tuta nelle sue accezioni più trendy e fashion. Ecco la sua storia.
L’argomento odierno della rubrica Chicche di Stile verte su un capo assolutamente modaiolo e attuale soprattutto adesso: la tuta, detta anche jumpsuit. Che cos’è la tuta? Tecnicamente nasce come un capo di abbigliamento formato da un solo pezzo: la tuta (non lo avreste mai detto) nacque in Francia, all’interno del movimento futurista (come indumento eversivo), nel 1920. Si trattava di un capo molto semplice con cintura e tasche, da indossare nella vita di tutti i giorni. Era un indumento assolutamente essenziale, di materiali non pregiati e facile da realizzare. Volete sapere perché si chiama così? L’etimologia deriva dal vocabolo francese tout-de-même, che significa “tutti uguali”.
Tuta fa riferimento anche alla doppia T del vocabolo, che ricorda la sua forma. Quando fu creata la tuta non riscosse un grande successo nel mondo della Haute Couture (tutt’altro!) ma venne rivalutata come capo d’abbigliamento da usare sul lavoro. Indossate dall’operaio, le tute presero il colore blu scuro. Thayat, che è considerato l’inventore, considera la tuta un capo che esprime libertà e praticità. Di solito in cotone, era progettata per avere sette bottoni che chiudessero la parte anteriore. Dagli anni ’20 la straordinaria comodità della tuta si estese ad altri ambiti di lavoro o sportivi: ad esempio Elsa Schiaparelli disegnò un completo costituito da tuta azzurra con cappuccio e borraccia a tracolla: fu il modello ideale per scalatori, sciatori e aviatori.
Fino agli ultimi decenni del XX secolo, la tuta rimase “relegata” all’ambito industriale e sportivo. Intorno agli anni ’60 Emilio Pucci brevettò tute di un altro materiale, il tessuto Emilioform, shantung di seta e helanca; allo stesso tempo a Pitti debuttò il il pigiama palazzo di Irene Galitzine, un’inedita e aristocratica proposta della tuta classica. Nel 1973 divenne un’icona con il film “L’ultimo combattimento di Chen”, interpretato da Bruce Lee. L’attore indossava una tuta gialla a strisce, simile a quella che Adidas avrebbe lanciato dal 1964, rendendola il proprio marchio di fabbrica: i cinefili sanno che il capo fu ripreso in Kill Bill, di Quentin Tarantino, e indossato da Uma Thurman.
Tra gli anni ’70 e ’80 torna in auge come capo trasgressivo e dagli echi rock-kitsch su alcune star come David Bowie o Elvis: le tute erano attillate, spesso coperte di pailettes o dai colori sgargianti. Proprio negli anni ’70 le tute entrano nel guardaroba femminile come indumenti chic e all’avanguardia: possiamo ricordare il modello di Valentino, di Cerruti o quello di Yamamoto. Negli anni ’90 le tute sportive entrano nell’abbigliamento trendy: di solito acetate, con cerniera e felpa e pantaloni coordinati, sono la scelta numero uno delle popstar e delle star hip-hop. Negli ultimi anni la jumpsuit è tornata in passerella, da Saint Laurent a Sonia Rykiel fino alle creazioni lussuose di Zuhair Murad, rimodulandosi con righe, perle, strass, scacchi e pantaloni palazzo.
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