Questa settimana la rubrica Chicche di Stile vi parla delle All Star, le note sporty shoes Converse che, oltre ad aver fatto innamorare varie generazioni, sono diventate uno status symbol.
C’è qualcuno che ha un disperato bisogno di Chanel, ma anche la scarpiera piena di Converse (chiariamo: Converse è il nome dell’azienda, All Star quello delle scarpe). C’è chi ormai è un Converse-maniaco e le colleziona, da addicted, di tutti i colori senza perdersi neanche (ovviamente) le stampe naif, rock, kitsch e pop, warholiane o cinefile. Quando sono nate le All Star? Qualcuno potrebbe pensare che non sia mai esistita un’epoca priva delle iconiche sneakers, fondamentali ormai nel dailylife tanto da essere date per scontate, come l’acqua. E invece le Converse sono nate nei primi del ‘900, per poi evolversi e rivolgersi a un vero e proprio universo come nuovo cult del lifestyle. Le All Star hanno trovato la loro fortuna sui campi da basket: il modello All Star Converse fu lanciato nel 1923 da Chuck Taylor, giocatore di basket professionista. In realtà la genesi delle scarpe delle stelle risale al 1917: il primo paio fu realizzato in Massachusetts dall’azienda di Marquis Converse, che produceva stivali di gomma ma era generalmente affascinata dal mondo in evoluzione del basket.
Chuck Taylor fu la prima basket icon a indossare questo modello proprio sul campo. Chuck Taylor co-creò il modello finito di All Star, collaborando con la Converse per renderlo più comodo ed ergonomico: girò anche gli Stati Uniti per promuovere il modello, tanto che fu un caso in cui il testimonial fu così legato al brand da fondersi con esso: il suo nome nel 1932 fu ufficialmente legato alla scarpa, tanto che fu impresso sul patch. Dalla nicchia del basket, successivamente, le Converse riuscirono a uscire nei decenni successivi, diventando nel corso degli anni ’70 e ’80 un simbolo young dei nuovi stili streetwear; l’impatto simbolico della particolare sneaker è dovuto in parte anche a Ritorno al Futuro e al modello magenta indossato da Marty McFly che viaggia tra gli anni ’80, gli anni ’50 e il 2015 del futuro.
Parallelamente, gruppi rock, grunge o punk tra i 70s e i 90s sceglievano proprio le Converse per esprimere uno stile di vita anticonformista e rebel; negli anni ’90 l’azienda vide decollare i propri modelli, che aveva cominciato a realizzare in diverse varianti di colore. Nel 1992 Converse decide di spostare la produzione in Asia, perdendo la label Made in USA; la manovra gli si ripercuote contro, perché favorisce la proliferazione delle imitazioni: il marchio nel 2001 è sull’orlo del collasso, e viene acquistato a Nike. L’acquisizione, in realtà, determinò un’ulteriore ondata di successo delle All Star, che diventavano sempre più un must-have: la creatività sempre più libera organizzò temi a stelle e strisce o con bandiere di altre nazioni, omaggi a “celebrity alternative”, come Ozzy Osbourne, i Pink Floyd o i Doors.
Ma come è vero che il primo amore non si scorda mai, le All Star non abbandonarono il mondo del basket: oltre all’iconico modello di Chuck Taylor, esiste quello di Jack Purcell, con una suola di gomma e più alta. Le scarpe progettate in suo onore si chiamano Converse Jack Purcell. Negli ultimi anni si è diffusa la moda di borchiare le Converse, mentre la label ha progettato Limited Edition stupende come la linea dedicata ad Andy Warhol.
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Photo Credits Pinterest
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