Bufera sul marchio Carpisa, che ha lanciato l’idea di far acquistare una borsa alle consumatrici e di scrivere un piano di comunicazione in cambio della possibilità di uno uno stage per il brand (di un mese).
Non si sono ancora placate le polemiche contro lo spot Motta – definito da alcuni geniale, da altri orrendo, da altri ancora immorale – sul meteorite che si abbatte sulla mamma che osa non credere nelle virtù del Buondì. Ma un’altra polemica si è già scatenata nel mondo dei brand – fashion brand in questo caso – ed è quella contro Carpisa, colpevole di aver promesso un misero stage a chi avesse acquistato una borsa e redatto un piano di comunicazione completo.
Il bando del concorso pubblicato sul sito di Carpisa prevede che le persone interessate, nella fascia 20-30 anni, acquistino un oggetto nel punto vendita e facciano pervenire la propria disponibilità allo stage insieme allo scontrino e insieme a un piano di comunicazione per l’azienda. In cambio Carpisa offrirà al prescelto uno stage di un mese negli uffici marketing di Napoli con un compenso di 500 euro e i buoni pasto. Il periodo di lavoro andrà dal 6 novembre al 5 dicembre. L’iniziativa ha suscitato subito l’indignazione dei consumatori che si sono sfogati sui social contro l’assurda selezione. Perché il requisito fondamentale per accedere a uno stage dovrebbe essere l’acquisto del prodotto? E soprattutto il selezionato cosa ci ricava oltre che un mese di lavoro senza possibile prosecuzione del rapporto con l’azienda? I social si sono subito infiammati e hanno commentato con rabbia l’iniziativa.
Riportiamo solo qualche reazione su Twitter: “Fossi in voi non sprecherei un piano di comunicazione per diventare stagista da #Carpisa. Tanto a breve si libera un posto da resp marketing”, “#Carpisa, io la campagna pubblicitaria te la faccio, ma tu mi assumi a tempo indeterminato e voglio un ufficio tutto mio, bianco. GRZ RISP”, “#Carpisa mette in palio un ghiotto mese di lavoro sottopagato per chi compra una borsa. Il risultato di anni di politica attenta sul lavoro”. A questo punto viene da chiedersi se qualcuno abbia davvero partecipato al “goloso” concorso.
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