Per un’edizione limitata di polo, Lacoste ha cambiato il proprio celebre logo, abbracciando una causa a difesa degli animali, specialmente le specie a rischio.
Il coccodrillo di Lacoste cambia forma e incontra il green. Per venire incontro alle proteste e alle preoccupazioni delle associazioni animaliste e degli enti governativi a proposito delle specie di animali a rischio, Lacoste ha deciso di mettere in pratica una scelta che sensibilizzasse i propri consumatori: in 10 polo semplicissime e di colore bianco ha sostituito il famoso loghino del coccodrillo con altri animali, specie a rischio. La collezione si chiama “Lacoste x Save Our Species” .
Il ricavato della vendita (ogni polo costa 150 euro) verrà interamente devoluto all’International union for conservation of nature (IUCN). Ecco nel dettaglio quali esemplari sono impressi sui capi: l’iguana di Anegada (per 450 polo), la tigre di Sumatra (350 polo), il Saola (250 polo), il condor della California (231 polo), il gibbone di Cao-vit (150 polo), il Kakapo (157 polo), il rinoceronte di Giava (67 polo), il lepilemure settentrionale (50 polo), la tartaruga rugosa birmana (40 polo) e la vaquita, un mini-cetaceo (30). Il numero delle polo per ogni esemplare è tutt’altro che casuale: corrisponde esattamente a quanti esemplari esistono al mondo di quella specie e che sono completamente da tutelare, visto che rischiano l’estinzione.
L’iniziativa è stata accolta con entusiasmo dalla stampa e dai consumatori; al momento le polo risultano già sold-out (erano in tutto 1775). Eppure questa non è la prima iniziativa ecologista di Lacoste: negli anni ’50 René Lacoste, il fondatore del brand, aveva intrapreso un’operazione green per il salvataggio di 5mila alberi: correva la Seconda Guerra Mondiale. Ovviamente, per i “puristi” di Lacoste (e per chi non è riuscito ad aggiudicarsi le polo esaurite), rimangono le classiche magliette con il logo coccodrillato.
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