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Mondo Barbie: dagli scarti di produzione nascono le “Barbie vintage”

Quante sono le femminucce che nella loro infanzia, e pure adolescenza e oltre, non hanno giocato con la Barbie? Sarebbe meglio dire “le” Barbie, perché chi le ama non si rassegna a possederne solo una. Comunque poche, molto poche. L’azienda milanese Schmid ha lanciato un progetto che unisce design, rispetto dell’ambiente e giubilo delle piccole fan della bionda più amata al mondo dopo Marilyn Monroe: si tratta della “Barbie vintage”.

Che meraviglia la bambola Barbie: bellissima, sorridente, accessoriata di tutto punto, sempre felice e circondata di amici, tra villa di lusso e piscina, automobile e camper, passando per cavallo, motocicletta e tenda da campeggio.
E’ un piacere vestirla alla moda, pettinarla all’ultimo grido, accessoriarla con pezzi che sono copie esatte di costosissimi “must have” delle più grandi firme internazionali. Persino Christian Louboutin ha disegnato una linea di scarpe appositamente per la Barbie. E Chanel? Lo stesso. In questo caso le “scarpettine” con la C in plastica costano quanto una scarpa per persone “normali” non griffata in pelle.

Oggi si scopre che giocare con la Barbie fa bene persino all’ambiente: l’azienda milanese Schmid infatti, leader nella fornitura di tessuti per i grandi machi della moda, ha deciso di riutilizzare gli scarti e le giacenze di produzione creando abitini “superfashion”. La Schmid produce tessuti di altissima qualità che vengono poi utilizzati dalle griffe nazionali e internazionali per realizzare i loro “oggetti del desiderio”: scarpe, borse, cinture, foulard.

Nei suo magazzini ci sono vecchi tessuti inutilizzati, giacenze di produzione, scampoli d passate collezioni bellissimi, preziosi, ma ormai senza mercato. Qual è stata l’idea della Schmid? Dare loro nuova vita affidandoli alle sapienti mani della designer emergente di moda in miniatura Elena Ronchetti. La stilista, utilizzando i tessuti Schmid, dopo essersi documentata minuziosamente sulla moda delle varie epoche, dal ‘700 agli anni ’30 di Hollywood e i ’50 del boom economico italiano, crea interi “mino-outfit” per la Barbie che così diventa la bambola più chic e glam di tutti i tempi. Sempre che non lo fosse già.

Largo quindi ai corsetti strettissimi del ‘700, alle frange degli anni ’30 passando per le gonne ampie in stile Grease degli anni ’50; ogni dettaglio, dai bottoni dei vestiti fino alle stringhe delle scarpe, è accuratamente studiato e replicato fedelmente. Gli accessori in particolare sono dei piccoli gioielli, oggetti che i collezionisti che gravitano intorno al mondo Barbie non potranno fare a meno di inserire nelle loro raccolte.

Una volta che la fase di ricerca e studio è terminata, Elena Ronchetti inizia a dar vita al suo progetto, curando le acconciature, disegnando il trucco e cucendo vestiti e scarpe esattamente come fanno, per ogni collezione, le migliori sarte delle maison italiane e straniere. Creazioni uniche acquistabili anche su commissione.

L’iniziativa dell’azienda Schmid, a cui fa capo una rete di 100 tra i migliori artigiani, è nata dalla volontà di dare nuova vita agli scarti e alle giacenze di produzione, avviando un ciclo virtuoso di riuso da cui, da materiali inutilizzati e destinati al macero, sia possibile continuare a fare moda facendo al contempo sognare gli amanti della Barbie di tutte le età e rispettando l’ambiente.

Ovviamente, c’è un piccolissimo neo, superabile con qualche accorgimento: quale madre “Barbie-Fashonista” avrebbe mai il coraggio di affidare una Barbie tanto preziosa alle “truculente” manine della sua bimba di quattro anni?
Nessuna. Preparatevi quindi a uno scontro generazionale a suon di “Barbie Vintage”, in cui le “piccole pesti” proveranno a giocare con bambole che le mamme, al massimo, esporranno in teche di vetro piazzate in salotto in alto, ma molto in alto. E munite di lucchetto.

Photo credits: Barbie e Schmid Press Office, Eos Comunica Milano, foto Vittorio Bertone

Stefania Fiorucci

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Stefania Fiorucci

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