Inaugurata da poco più di dieci giorni, sta suscitando l’interesse del pubblico il progetto espositivo di Matteo Negri Navigator Roma “Verrà, se resisto a sbocciare non visto”, il racconto di un viaggio nel parco popolato da persone, architetture, natura e dal tempo che scorre.
C’è tempo fino al 10 giugno per visitare l’installazione all’aperto che Matteo Negri ha presentato a Roma al Museo Carlo Bilotti: certo è che il ponte del primo maggio potrebbe essere una giornata ideale per trascorrere un po’ di tempo all’aperto respirando arte e godendo di una bella giornata romana.
Dalle tante domande che Matteo Negri, artista che si definisce “un equilibrista prestato alla scultura, in bilico tra contenuto e contenitore”, si è posto sull’attualizzazione del dialogo tra spazio pubblico, opera d’arte e chi la osserva, è nato il progetto Navigator Roma, ospitato da questo prestigioso museo di villa Borghese che vale davvero una visita.
Al centro di tutto c’è, appunto, “Navigator, una trottola alta poco meno di un metro perfettamente geometrica che si compone di due coni simmetrici dalla superficie a specchio. Per la sua peculiarità di riflettere le immagini, è uno strumento di indagine visiva dello spazio in cui viene inserito.
Navigator può viaggiare di città in città perché può essere spostato con facilità: a Villa Borghese è divenuto parte del panorama per pochi istanti scatenando una memoria senza permanenza. Ma a documentare la sua performance è stato l’artista stesso, Matteo Negri, attraverso la fotografia.
Scatti che raccontano persone, architetture, natura e lo scorrere del tempo impressi e trasmessi dalla superficie del Navigator attraverso ribaltamenti spaziali e percettivi. Grazie al percorso espositivo nel parco del Museo Carlo Bilotti, intitolato “Verrà se resisto a sbocciar non visto”, lo spettatore potrà scoprire attraverso queste immagini cosa accade al passaggio di Navigator.
Ancora una volta Matteo Negri ha saputo comunicare al pubblico, grazie all’innato talento artistico, la sua visione del mondo e delle cose. In passato lo ha fatto con opere come la serie delle mine sottomarine in ceramica smaltata particolarmente luminose per via dei colori “pop” e quella che ha avuto come protagonista il noto mattoncino colorato, il Lego, a cui l’artista ha fatto assumere il ruolo di archetipo della creatività.
Tra i suoi materiali preferiti ci sono quelli plastici ma Matteo Negri non disdegna la pietra, la ceramica e la resina. I colori poi sono il suo strumento espressivo per eccellenza, capaci di conferire potenza, energia e anche violenza alle sue creazioni.
Photo credits: Ufficio Stampa Museo Bilotti, Camilla Morabito
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