Nato da un mese e precisamente lo scorso 18 aprile il nuovo concept food dei Parioli che già fa parlare di sé. Palmerie, esotico, orientale, fusion, arabbeggiante, a ognuno la propria sfumatura, dalla tarda mattinata alla sera in differenti formar ristorativi, è pronto ad accogliere il suo pubblico. Palme, bambù e piante rampicanti, orchidee e fiori esotici, un giardino che fa dimenticare di essere a Roma.
Viale Parioli, nella parte alta, proprio difronte allo snodo di Piazza Ungheria, da un mese si è illuminato di un’altra luce. Quel tratto del famoso viale prima di un mese fa alla sera era deserto, in contrasto invece alla parte bassa dove ristoranti e locali creano movimento e anche a tarda notte ci sono le auto parcheggiate in seconda fila.
Palmerie inaugurato il 18 aprile ha creato movimento di affluenza, circa 400 persone il venerdì e sabato ,sempre pieno, primo e secondo turno per un totale di 130 coperti. Nei suoi spazi interni ed esterni del giardino al piano terra e del terrazzino al primo piano, spesso tanta gente anche in fila fuori. Sono queste le somme del nuovo trend restaurant music hall. Polo di attrazione per i vip si sono visti varcare il giardino del Palmerie già Francesco Totti, Alessia Marcuzzi, Emma Marone,Paola Turci e tanti altri.
Ma chi sono gli autori di così tanta attrazione?
Palmerie Ideato e sviluppato dal gruppo dell’ormai affermato Coffee Pot, la squadra romana formata da Giorgio Fiorilli, Melissa Leone, Francesco Chiappini, Andrea Clapier e Simone Brengola con 2 nuovi soci Alessandro Borghi e Simone Barberio. Un gruppo di giovani animati e ispirati attorno al tema del viaggio, la cultura occidentale e orientale declinata nelle sfumature dell’intero locale, fanno di Palmerie un luogo dove dalle 11 della mattina fino a tarda notte. Il nome Palmerie evoca per la regione geografica del Marocco dove crescono le palme.
Concepito come una casa con dependance, questo locale si snoda su due piani uniti tra loro da una scala esterna più esotica nel verde che lega giardino e terrazzetta, e uno scalone ampio a pianta rettangolare particolarissimo e con richiami marocchini grazie alle maioliche bianche e nere dipinte a mano originali provenienza Marrakech. Melissa Leone è stata l’artefice di tutto lo stile del locale, con il suo tocco di passione per le terre mediterranee e le influenze etniche, ha saputo trasformare in un una cult location quello che prima era uno show room di un brand molto conosciuto alle teen-ager.
Il nome Palmerie è stato scelto per ricordare la regione geografica del Marocco dove crescono le palme, infatti Palmeraie è un’oasi di palme di diverse centinaia di migliaia di alberi al di fuori di Marrakesh, si estende per 8 km di lunghezza e copre un’area di 54 miglia quadrate. All’ingresso e nelle sale superiori del ristorante sono presenti tante palme ad altezza tetto, in grandi vasi ovali, nello specifico sono15 le varietà esposte, insieme anche ad altro tipo di vegetazione come i bambù della terrazza superiore che ospita 1 tavolo con 15 sedute. A dare il benvenuto agli ospiti nel giardino, locata in una nicchia studiata appositamente per reggerne i suoi 330 kg di peso, si trova la statua in pietra massiccia di un ‘protettore” Hubad che proviene da Bali, voluta per una scelta dell’interior designer, non è la sola, infatti nel suo lungo viaggio in mare durato un mese è stata accompagnata da un’altra statua più piccola ma di un peso specifico di 180 kg.
La scelta dei punti luci è stata dettata dalla volontà di creare atmosfera, differenti ambienti e differenti forme di illuminazione, trait d’union è la forma tonda, la palla, la goccia. Grandissimo il lampadario nello scalone centrale dove da cavi di acciaio si distanziano delle palle luminose di vetro soffiato a bocca opera di un artigiano filoasiatico.
Anche il bagno, della sala superiore merita una menzione poiché concepito con l’idea di luogo di cura, proprio come nella filosofia del bagno dei riad, l’incrocio arabo con uno specchio principale, elementi di marmo e mosaico con intarsi in oro, la lampada a forma romboidale è l’unico elemento geometrico del locale insieme ai disegni a scacchi del pavimento della sala inferiore.
Attraversando le sale di Palmerie ci colpisce la differente scelta cromatica delle pareti, la sala con il camino a gas con il grande specchio è di color grigio e riecheggia uno stile coloniale francese, è un luogo che si può trasformare in sala da pranzo privata potendo ospitare fino a 30 posti seduti. La sala blu ha il tratto del blu Majorel, dello stesso eden blu di Marrakech che ha stregato Yves Saint Laurent. Cuore pulsante dell’animazione serale la consolle del dj set, che insieme al bancone del bar è stata studiata e disegnata predisponendo tecniche e materiali utilizzati per le grandi strutture, al fine di garantire la resistenza nel tempo: acciaio, colorazione oro e bronzo ne sono le caratteristiche principali.
Light lunc, aperitivo, cena e mixology con dj set, queste le proposte di Palmerie, incontro tra oriente ed occidente. Tante le proposte pensate per soddisfare i palati più esigenti. Dalla tarda mattinata scelta di open bread, pasticceria, healthy buddha bowl, pancake e smoothies. Per il pranzo e per la cena non c’è che l’imbarazzo della scelta tra izakaya (tapas giapponesi), gyoza, ramen, sushi roll, pizza e burger gourmet. Dietro tutto ciò c’è l’esperienza dell’affermato Coffè Pot che si è andato ad arricchire di una Chef giapponese proveniente direttamente da Zuma Abudhabi. Ad Edoardo Savino è affidata l’ospitalità e ogni particolare richiesta ogni sera un evento differente tra musica live, dj set ed esposizioni con un cocktail bar pieno di sorprese. Feste private e compleanni trovano una giusta accoglienza con musica, food, mixology e la varietà dei dolci messi in scena dallo chef pasticciere Marco Fontana.
Qualche curiosità sui piatti preferiti dalle ospiti donne sono il rools e il filetto si salmone teriyaki, mentre tra i cocktail più richiesti dal gusto femminile c’è il Panta Rey e London Collis. Panta Rey è composto da gin limone, zucchero, crema di avocado e yogurt magro spolverato sulla sommità da una schiumata di aria di aloe vera. Il Collins è mixato con gin, limone, zucchero, soda lavanda e rapa rossa.
Photo Credits VelvetMag
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