Gucci, diversità e inclusione dopo le polemiche del Turtleneck

Da qualche settimana, ormai, sono esplose le polemiche contro il brand italiano Gucci, che si è reso protagonista, forse inconsciamente, di un grave fatto a sfondo razzista. Oggetto di critica è stato il Turtleneck nero, lanciato recentemente dal brand, caratterizzato da una copertura integrale della parte inferiore del viso. A rendere il capo ancora più inappropriato è stato un foro all’altezza della bocca, contornato dal disegno di due labbra piene e rosse. L’associazione con il viso di una persona di colore non è stata difficile. La casa di moda, infatti, è accusata di essersi ispirata al “blackface“, una moda occidentale sfoderata soprattutto negli Stati Uniti durante anni ’30 dell’800. Questa usanza razzista portava i bianchi a tingersi di nero, per prendersi gioco delle persone di colore.

Il “Diversity and Inclusion Advisory Council di Prada”

Il meeting, atto a promuovere la diversità culturale e l’inclusione, è giunto alla fine, e ad annunciarlo è lo stilista Dapper Dan, sul suo profilo Instagram. Il fashion designer americano domanda ironicamente quando Gucci farà ammenda per quanto accaduto. Il brand italiano, non appena è scoppiata la polemica, ha ritirato il turtleneck dal mercato e si è scusato. Nonostante tutto, non sono state poche le critiche e le boicottazioni al brand: Spike Lee, aveva annunciato sui social che non avrebbe più indossato un capo Gucci o Prada finché non avrebbero assunto degli stilisti di colore. 

Così, in un clima che non è dei migliori si è scelto di correre ai ripari. Prada ha deciso di creare in azienda un Diversity and Inclusion Advisory Council con lo scopo di far sentire la voce delle persone di colore anche nel campo della moda, e ovviamente in azienda. A capo di questo progetto atto a promuovere la cultura d’inclusione ci saranno Ava Du Vernay, regista afroamericana candidata agli Oscars; e Theaster Gates, artista afroamericano impegnato nella lotta per i diritti civili. Il concilio avrà il compito di investire nello sviluppo di talenti diversi, scommettendo su giovani studenti di colore, al fine di collocarli nell’industria della moda. Inoltre, il programma prevede la collaborazione con scuole di moda di tutto il mondo, grazie all’istituzione di borse di studio, programmi di formazione e tirocini. Riuscirà il brand a colmare il divario di inclusione nell’azienda e riguadagnarsi la fedeltà del pubblico?