In questo periodo si sta discutendo sulle chiusure anticipate dei locali come nuova misura da adottare contro la diffusione del Covid-19. Di certo il fattore tempo è determinate per un’attività e il settore ne potrebbe risentire. E proprio a proposito di lancette dell’orologio che scorrono c’è un’osteria del centro storico di Bologna che ne ha fatto il proprio punto forte. Si tratta del locale “Vagh in Ufezzi” gestito da Mirco Carati e Antonella De Sanctis. In particolare i due hanno pensato ad un modo tradizionale per affrontare l’emergenza coronavirus. Di lunedì il ristorante Vagh in Ufezzi diventerà ad ore. Si tratta di un’antica tradizione che è stata riportata in auge e che prevede di pagare il tempo che si trascorre a tavola e non il cibo consumato. Un’idea sì tradizionale ma innovativa di questi tempi.
Il locale bolognese ha dimensioni ridotte e ancor di più ora che il distanziamento sociale prevede meno coperti. Per non perdere troppi incassi i proprietari di Vagh in Ufezzi hanno pensato di non far pagare i piatti ai clienti ma il tempo che trascorrono a tavola. Come funziona? Bisogna prenotare indicando l’ora di arrivo, il numero di persone e quanto tempo si desidera permanere. Il minimo è un’ora che costa 18 euro. Sale a 26 euro se si sceglie di rimanere due ore. Allo scadere del tempo bisogna alzarsi ma per tutto il tempo che si trascorre a tavola si può ordinare quello che si vuole. Bisogna essere puntuali altrimenti l’ora si paga per intero. Ma non si tratta della formula “All you can eat” bensì della possibilità di ordinare il bis. Il vino si paga a parte e per alcuni piatti speciali è previsto un sovrapprezzo (che si applica anche alle pietanze lasciate nel piatto, il rischio di spreco di cibo è azzerato). L’ispirazione per Vagh in Ufezzi deriva da un’antica osteria bolognese dove si mangiavano “i fagioli a ore”. Che sia forse un’idea da cui altri locali prenderanno spunto in vista delle nuove normative del Governo?
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