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Nike, dietro al logo ‘a baffo’ c’è una storia incredibile: tutte le curiosità sul simbolo più celebre del mondo

È sicuramente uno dei simboli più riconoscibili della moda, ma sappiamo veramente com’è nato il logo ‘a baffo’ della Nike?

Il primo diktat di ogni brand di moda che si rispetti è essere riconoscibile nel vastissimo mercato fashion e se c’è qualcuno da cui prendere ispirazione, possiamo fare di sicuro un nome: Nike. Il suo swoosh ha una storia incredibile alle spalle e dagli anni ’70 è il ‘baffo‘ più famoso di tutto il mondo.

Nike: la storia dietro al logo (velvetstyle)

La sua realizzazione è opera di una studentessa di design di Portland, Carolyn Davidson, che decise di reinterpretare in chiave ultra contemporanea niente di meno che l’ala della Nike di Samotracia, simbolo per eccellenza del buon auspicio. Ma quanto sarà stata pagata per questa fortunata creazione?

Nike: la storia del ‘baffo’ più famoso della moda

Era il 1971 quando Phil Knight, co-fondatore di Nike, decise di affidare a Carolyn Davidson la realizzazione del logo del suo brand di abbigliamento sportivo, puntando sulla creatività di una giovane studentessa di design. Il risultato fu clamorosamente positivo. Pertanto, in molti pensano che un lavoro del genere sia stato pagato una fortuna. Ebbene, il pagamento di Davidson fu di soli 35 dollari!

Nike: la storia dietro al logo (velvetstyle)

Non allarmiamoci, anche se oggi ci sembra una cifra irrisoria in verità per l’epoca era considerata più che adeguata. Quando poi il successo dello swoosh raggiunse una fama mondiale, Nike decise di adottare l’ormai leggendario ‘baffo’ come logo ufficiale e principale di tutta l’azienda e di ricompensare la sua creatrice. Non solo Carolyn Davidson continuò a lavorare come designer per l’azienda ma nel 1983 Nike, per ringraziarla del suo incredibile contributo alla fortuna del brand, le regalò un anello con il baffo in rilievo e, soprattutto, un’azione dell’azienda.

Sebbene avesse affermato che non fosse del tutto soddisfatta del proprio lavoro (come spesso accade ai creativi), la Davidson fu decisamente smentita dal successo internazionale dello swoosh Nike e nel 2011 ebbe anche l’onore di veder inaugurato, all’interno del campus aziendale a Beaverton, un edificio a suo nome: il Carolyn Davidson Building. Niente male, per una ‘semplice’ studentessa di Portland!

Questa storia ci insegna che il talento può essere in chiunque, basta saperlo scovare. E, soprattutto, che bisogna dare fiducia ai giovani e la possibilità di esprimersi. Chi avrebbe mai detto che l’invenzione creativa di quella giovane ragazza avrebbe contribuito in maniera così importante al successo di un brand? Crederci, sempre: questa è la concezione della vita che dovrebbero avere tutti.

Giorgia Sdei

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Giorgia Sdei

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