Da settimane, se non mesi, si parla con insistenza di Intelligenza Artificiale e degli effetti futuri dell’IA. Senza soffermarci troppo su questi, abbiamo chiesto a ChatGPT: qual è la città più brutta d’Italia?
È stato lanciato lo scorso novembre e da quel momento abbiamo capito di trovarci dinnanzi a qualcosa di rivoluzionario: parliamo di ChatGPT, chatbot sviluppato da OpenAI che si è riuscito ad imporre per la capacità di offrire risposte dettagliate ed articolate al proprio interlocutore umano.
Nei mesi a seguire ChatGPT ha avuto una importante evoluzione, sono state lanciate (più o meno contemporaneamente, con più o meno successo) svariate altre applicazioni basate su intelligenza artificiale e i media hanno colto che si tratta di qualcosa di rivoluzionario. Così, dallo scorso novembre, sono stati scritti molteplici articoli – apocalittici o integrati – sul tema e anche semplici domande poste all’IA hanno offerto spunti interessanti.
Questo articolo, nello specifico, fa parte della seconda categoria, giacché abbiamo chiesto a ChatGPT qual è la città più brutta d’Italia.
L’umanità alla costante ricerca di novità: dalla tulipanomania all’Intelligenza Artificiale
Ma partiamo da lontano. Facciamo un salto temporale alla metà del 1500 e andiamo nei Paesi Bassi: siamo intorno al 1560 quando alcuni viaggiatori di ritorno dal Medio Oriente potavano con sé dei fiori che rappresentavano una novità assoluta e che allora sembravano provenire quasi da un altro mondo. Fiori destinati nell’arco di qualche decennio a divenire un vero e proprio status symbol nel paese del Centro Europa, con valori di mercato incredibili per quei tempi.
Parliamo dei tulipani, la cui valutazione arrivò a raggiungere cifre astronomiche per i tempi: nel 1635 una vendita di 40 bulbi registrò il prezzo record di 100.000 fiorini (2.500 fiorini a bulbo: basti pensare che ai tempi con meno di 250 fiorini si potevano acquistare otto maiali – quindi al posto di un bulbo di tulipano l’acquirente avrebbe potuto comprare ben 80 suini).
Si tratta di una cifra record, ma bisogna considerare che nel mercato dei tempi la cifra media per bulbo era comunque di oltre 200 fiorini: si parla oggi di tulipanomania per contraddistinguere quel periodo e quella bolla che – come ogni bolla – si trovò a deflagrare, con centinaia di persone sul lastrico dopo investimenti (a posteriori) sconsiderati.
Dalla tulipanomania alle criptomonete: una storia di bolle
Quanto seguirà – per lo spazio a disposizione e per venire incontro alle vostre esigenze di tempo – è una sintetizzazione brutale.
Facciamo passare rapidamente i secoli. Superiamo il 2000 con il timore del Millennium Bug che avrebbe dovuto mandare in pappa i sistemi informatici di tutto il mondo che non avrebbero dovuto capire che dopo il 31 gennaio 1999 sarebbe giunto il primo giorno del nuovo millennio (chi se lo ricorda, oggi, mentre viviamo una vita attaccati allo schermo?) e superiamo anche alcune altre bolle, che d’altra parte del capitalismo son la base.
Superiamo la bolla delle dot-com di inizio millennio, la crisi dei subprime e del mercato immobiliare che ha reso tutti un po’ più poveri a cavallo tra la fine degli anni zero e l’inizio degli anni ’10 ed arriviamo più o meno ai giorni nostri, in questa era in cui siamo tutti (almeno noi del mondo occidentale) sempre connessi.
Un’era in cui s’è sviluppata quella che – a detta di alcuni analisti – pare essere una nuova bolla. Tutto ha inizio nel gennaio del 2009, quando un anonimo inventore noto come Satoshi Nakamoto, lancia una moneta virtuale decentralizzata: si chiama Bitcoin e pare rappresentare il sistema di pagamento del futuro. Sicura, decentralizzata e anonima, rappresenta frattanto una tecnologia (rivoluzionaria) nota nel dettaglio a pochi ma che nel corso degli anni si impone nel dibattito pubblico, anche grazie al pressapochismo dei media.
Nel marzo del 2017 per la prima volta il bitcoin supera quota 1000 euro. Nel dicembre dello stesso anno supera quota 10.000 e arriva ad un picco di 16.000, prima di un clamoroso crollo. E così il 15 dicembre del 2018, un anno dopo il picco, il bitcoin raggiunge uno dei suoi nuovi minimi intorno a 2.800 euro.
Il bitcoin è morto? Macché, nel novembre del 2021 un singolo bitcoin ha superato i 50.000 euro, sebbene oggi il valore sia circa dimezzato. E così ad ogni bull run (un periodo di mercato caratterizzato da andamento positivo) i media tradizionali impiegano pagine e pagine per parlare del bitcoin e dei suoi fratelli (ché le criptovalute sul mercato sono molteplici, sebbene solo Ethereum è riuscito negli anni a imporsi pienamente) e a ogni crollo del mercato ci dicono che – ce l’avevano detto loro – si tratta di una bolla. Una bolla che, con buona pace loro, non è ancora esplosa.
Intelligenza Artificiale tra apocalisse ed integrazione: c’è chi teme la fine del mondo e chi si fa una risata
Non ha una quotazione di mercato ma rappresenta ancora più del tulipano e del bitcoin una mania, a giudicare dall’interesse che ha suscitato negli ultimi tempi: parliamo dell’Intelligenza Artificiale, tra i principali argomenti tech trattati dai media (nostrani e non) dal lancio e la diffusione di ChatGPT.
Se ne scrive quotidianamente in quantità, tra apocalisse ed integrazione.
Apocalisse, come quella paventata dal Future of Life Institute, think tank che si occupa di questioni etiche e sociali legate all’IA. In una lettera aperta (pubblicata lo scorso 22 marzo e firmata da oltre 1800 persone, tra cui eminenze del mondo tech come l’arcinoto Elon Musk e il creatore del primo personal computer Apple della storia, Steve Wozniak) si chiedeva una pausa di almeno sei mesi nello sviluppo di sistemi di IA “più potenti di GPT-4”, giacché sistemi così intelligenti rappresenterebbero un pericolo per la società ed i rischi connessi potrebbero non essere gestibili dall’umanità.
Ma non è stata l’unica eco apocalittica giunta a noi: s’è ad esempio ipotizzata la perdita di miliardi (sì, miliardi) di posti di lavoro, circostanza che senza un universal income rappresenterebbe chiaramente una tragedia.
Ma la diffusione dell’Intelligenza Artificiale prêt-à-porter ha portato con sé anche buone notizie (si parla di possibili importanti applicazioni nella medicina e nella prevenzione) e in alcuni casi le produzioni “culturali” fatte dall’IA ci hanno lasciati a metà tra l’inquietato e il divertito, come con l’uscita della serie di video promozionali per Balenciaga con protagonisti i doppelganger generati dall’IA di personaggi dello spettacolo, a partire dai personaggi di Harry Potter (che potete vedere nel video sovrastante).
Qual è la città più brutta d’Italia secondo ChatGPT?
Non sappiamo se le immagini di Harry Potter versione modello di Balenciaga vi strappano un sorriso o piuttosto vi inquietano, così come non sappiamo se vi ha divertito l’immagine divenuta a suo tempo virale del Papa con addosso uno stilosissimo piumino Moncler, ma speriamo lo faccia l’esperimento che vi proponiamo di seguito.
Stimolati da un articolo di 20bits, intitolato “Secondo ChatGPT, queste sono le città più brutte della Spagna”, abbiamo voluto chiedere al chatbot più famoso del mondo lo stesso in riferimento alla nostra bella Italia (abbiamo chiesto, letteralmente: “potresti dirmi quali sono le più brutte città d’Italia e perché sarebbero così brutte?”).
Nel caso della Spagna, la cittadina più brutta secondo ChatGPT sarebbe il municipio di La Laguna, nella città di Tenerife, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, ricco di mirabili bellezze.
Se la vostra città è nella lista, quindi, prendetela così: ChatGPT non ne capisce proprio niente di bellezza, ché d’altra parte di occhi non è dotato. Inoltre, lo scrivente si dissocia da quanto espresso dal chatbot, ché parliamo di città che sono vere e proprie perle. Ma tant’è, questo è quanto detto dall’intelligenza artificiale.
Intelligenza artificiale che, per altro, spesso sembra non avere il coraggio di prendersi le proprie responsabilità e risponde sempre con un approccio un po’ democristiano (non ce ne vogliano gli elettori dello scudo crociato): “È importante ricordare che la bellezza è soggettiva e ciò che una persona potrebbe considerare brutto, un’altra persona potrebbe trovarlo affascinante. Tuttavia, ci sono alcune città in Italia che possono essere considerate esteticamente meno gradevoli per urbanistica, scelte architettoniche o le circostanze storiche”.
Ciò premesso, la prima città nominata da ChatGPT in questa classifica è Napoli: “sebbene Napoli abbia un fascino unico, ha avuto problemi in termini di pianificazione urbana, infrastrutture e manutenzione. La città ha registrato una rapida crescita della popolazione e ha lottato con problemi come la gestione dei rifiuti e la congestione del traffico, che possono influenzare la percezione complessiva della sua bellezza”.
Per la seconda ci spostiamo più ad est, in Puglia, ed andiamo a Taranto: “città industriale del sud Italia, ha una importante industria siderurgica che ha contribuito alle problematiche ambientali e all’inquinamento. La presenza di infrastrutture industriali e i relativi effetti sul paesaggio possono portare alcune persone a percepire la città come meno attraente dal punto di vista visivo”.
Andiamo quindi in Calabria, a Gioia Tauro, “sede di uno dei più grandi porti container del Mediterraneo”, a causa del quale la città ha “un aspetto meno pittoresco”, con le grandi strutture che sminuiscono le bellezze naturali della zona.
L’unica città del nord citata da ChatGPT è Mestre, agglomerato urbano più popoloso di Venezia: “È principalmente un’area urbana moderna e funzionale. Manca il fascino storico e la bellezza architettonica delle isole veneziane, che possono farla apparire meno attraente per alcuni visitatori”.
Infine Palermo, il capoluogo di Regione della Sicilia: “ha una ricca storia e un ricco patrimonio culturale. Tuttavia, come Napoli, deve affrontare sfide con il degrado urbano, la congestione del traffico e le incongruenze architettoniche”.
ChatGPT fedele alla linea: cosa pensa a distanza di giorni?
A distanza di qualche giorno, per verificare se per caso avesse cambiato idea, ho chiesto se fosse ancora sicuro della sua scelta. E questa è stata la sua risposta:
“Come modello di linguaggio AI, non ho opinioni o emozioni personali, quindi non ho scelte o la capacità di essere sicuro o insicuro di qualcosa. La mia precedente risposta si basava su percezioni e opinioni comuni su alcune città in Italia che spesso sono considerate esteticamente meno gradevoli da alcuni. Tuttavia, la bellezza è soggettiva e persone diverse possono avere preferenze diverse quando si tratta dell’estetica di una città”.
Nessun plot twist: per ChatGPT sono Napoli, Taranto, Gioia Tauro, Mestre e Palermo, le città più brutte d’Italia.