Cosa sono i batteri mangia carne: dove si trovano, sintomi e cura, tutto quel che c’è da sapere

Le autorità lanciano l’allarme: sono pericolosissimi per la salute. Per evitare un incontro ravvicinato bisogna seguire diversi accorgimenti

La fascite necrotizzante è una rara infezione batterica che si diffonde rapidamente nel corpo e può causare sintomi gravissimi fino alla morte. Una diagnosi accurata, un trattamento antibiotico mirato e un intervento chirurgico sono fondamentali per interromperne la corsa.

I segnali cui dobbiamo prestare particolare attenzione riguardano soprattutto la pelle che potrebbe risultare gonfia, insolitamente calda e dolorante. I batteri carnivori potrebbero aver già innescato il processo di decomposizione dei tessuti, rilasciando tossine molto potenti. Di solito colpiscono soggetti fragili ma non è raro assistere a casi di pazienti giovani e in salute.

Sono stati tantissimi gli episodi registrati negli ultimi anni, hanno fatto molto clamore soprattutto per esser stati collegati a bagni in mare in acqua contaminata. I batteri presenti in essa entrerebbero a contatto con ferite non accuratamente bendate scatenando la reazione letale.

Cos’è la fascite necrotizzante e quali batteri la causano

Non si tratta chiaramente di una malattia nuova. Ci sono testimonianze dei batteri mangia carne sin dall’antichità, pensare che già ai tempi di Ippocrate se ne parlava. Durante la guerra civile negli Stati Uniti sono stati registrati ben duemila casi. Nel corso degli anni non si sono verificate vere e proprie epidemie tranne per quella eccezionale del 1996 di San Francisco, dilagata tra tossicodipendenti che facevano uso di eroina contaminata. Secondo i resoconti delle autorità sanitarie, negli ultimi anni però non c’è stato un aumento nei numeri riguardanti la fascite necrotizzante.

Fascite necrotizzante: cos'è e da cosa è causata
Come appare una ferita attaccata da batteri carnivori – velvetstyle.it

Esistono diversi batteri che possono causare l’infezione ‘carnivora’, gli esperti però concordano che si tratti soprattutto di quelli appartenenti al gruppo A degli streptococchi – ma anche il Vibrio vulnificus e il Bacteriodes fragilis. C’è da tenere conto che solamente nel 7% dei casi raggiungono tessuti vitali. Questi si fanno largo all’interno del nostro corpo attraverso delle ‘aperture’ come tagli e abrasioni oppure scottature, punture di insetti e cicatrici da operazione. Di solito non c’è un vero motivo scatenante ed è molto raro che sia contagiosa – è per questo che di solito non vengono prescritti antibiotici ai ‘contatti stretti’.

L’aspetto più pericoloso che caratterizza la fascite necrotizzante sono i sintomi facilmente confondibili e trascurabili. Le prime avvisaglie che l’organismo ci manda sono la comparsa di un’area arrossata e gonfia che si diffonde rapidamente, poi dolore e febbre. Col progredire dell’infezione si presentano ulcere, vescicole e piccoli punti neri. A quel punto la pelle assume una colorazione diversa e potrebbe cominciare a secernere pus e siero. A questa sintomatologia più visibile si associa una stanchezza persistente, oltre a diarrea e vomito.

Si tratta di una malattia che non colpisce tutti, esistono soggetti più a rischio di altri. Parliamo di persone con patologie preesistenti e un sistema immunitario già debole di per sé – compromesso e poco abile a combattere le infezioni. Tra queste rientrano sicuramente il diabete, l’insufficienza renale, la cirrosi e il cancro. La diagnosi può rivelarsi particolarmente complicata e per consentirne una tempestiva ci si affida a biopsie, analisi del sangue e Tac per ricercare segni di danni a carico dei muscoli e, appunto, di infezioni.

Come si cura la fascite necrotizzante

Per guarire dalla fascite necrotizzante c’è bisogno nella maggior parte dei casi di un ricovero ospedaliero. Le armi più efficaci sono l’utilizzo di antibiotici e la chirurgia. I primi vengono subito iniettati endovena ma potrebbero non raggiungere tutte le aree infette, per questo si procede a rimuovere il tessuto morto – sono i batteri a divorarlo fino a ridurre al minimo la circolazione sanguigna. Nei casi più seri un solo intervento può non essere sufficiente e ne potrebbero seguire diversi, oltre a rendersi necessaria una trasfusione di sangue.

Come prevenire la fascite necrotizzante
È consigliato lavarsi le mani bene e spesso per evitare di contrarre la fascite necrotizzante – velvetstyle.it

Le conseguenze più gravi dell’infezione possono condurre alla sepsi e a disfunzioni degli organi. Le statistiche parlano chiaro: una persona su cinque arriva alla morte. Non esiste un vaccino che ci possa proteggere dallo streptococco del gruppo A però possiamo attuare alcune norme igieniche per evitare di entrarci in contatto. Lavare accuratamente e spesso le mani è la regola primaria, utilizzando acqua e sapone oppure un gel antibatterico a base alcolica se non è possibile il risciacquo.

È bene pulire accuratamente le ferite, le vesciche e i tagli presenti sul corpo e ove vi sia purulenza si ricorra a bendaggi fino a guarigione oltre a evitare piscine, bagni termali e corsi d’acqua naturali. Le autorità consigliano infatti prima di immergersi in acqua di controllare di aver coperto in modo ottimale qualsiasi lesione aperta, anche di lieve entità. Infine controllarne sempre lo stato e nell’eventualità di un dolore intenso o un arrossamento insolito è importante contattare immediatamente il proprio medico.