Fare spesa gratis al supermercato oggi è possibile, grazie ad alcune iniziative si può portare a casa cibo senza spendere un euro
L’inflazione impazza e persino assicurarsi i beni di prima necessità comporta un salasso. Il costo del cibo è infatti schizzato alle stelle negli ultimi tempi e i portafogli degli italiani ne stanno risentendo. Per fortuna che negli anni si è pensato di introdurre una rete di aiuti per chi ha qualche possibilità in meno.
Tantissime le iniziative messe in campo da numerose associazioni per dare una mano alle persone che non riescono ad arrivare a fine mese e che riversano in condizioni economiche precarie. L’idea geniale nasce da lontano e oggi sono tantissime le città che stanno sperimentando con successo il supermercato solidale, dove è possibile portare a casa da mangiare senza sborsare nulla.
Non vedrete monete né banconote all’interno di questi piccoli angoli di solidarietà perché si utilizza solamente una tessera apposita. Chiaramente, per poter accedere al servizio bisogna rientrare in criteri specifici, che variano da Regione a Regione. Ormai gli empori per i più bisognosi sono centinaia e non è raro incontrarli anche nei centri abitati più piccoli.
Empori solidali: i più recenti hanno aperto a Cassino e Livorno
All’interno degli empori solidali si è detto addio al mero scambio di moneta, sostituendolo con un sistema a punti. A Cassino ha aperto uno dei più recenti, lì oltre 250 famiglie usufruiscono del servizio. A detta di molti è stata una vera manna dal cielo in un periodo nero per la popolazione. Ogni nucleo che rispetti determinati requisiti può sfruttare questa opzione.
Si prosegue sul solco tracciato, è una tradizione quasi trentennale. A mettere in piedi il progetto sono state la Cooperativa Sociale Arca insieme all’Assessorato ai Servizi Sociali e alla Fondazione del Banco Alimentare. L’Assessore ai Servizi sociali del Comune, Luigi Maccaro, si è dichiarato entusiasta dei risultati ottenuti: “È un’iniziativa solidale dal valore doppio visto che oltre a sostenere le famiglie in difficoltà abbiamo inserito all’interno dell’emporio addetti con disabilità, si sono offerti volontariamente per prestare un aiuto al prossimo”.
Esiste poi una tessera creata ad hoc, al suo interno sono contenuti i punti da consumare negli acquisti – non oltre il tetto massimo mensile di spesa. Il bello è che tantissimi dei prodotti che arrivano sono semplicemente esuberi dei supermercati, di solito prodotti a scadenza breve e numerose donazioni da abitanti e volontari. Non è però l’unica città che ha adottato l’iniziativa, in altri luoghi d’Italia si sta facendo lo stesso.
Anche a Livorno, proprio in questi giorni, la Bottega di riuso e riciclo ha inaugurato: “Ti Rifò Novo e Più Bellino”, in uno spazio del mercato centrale. Lì convergeranno i generi alimentari per le famiglie in difficoltà e il meccanismo in questo caso è ancora più semplice: gli acquisti fatti nei banchi al coperto potranno essere consegnati direttamente al punto di raccolta. Ovviamente parliamo di beni non deperibili come pasta e riso oppure conserve e cibo in scatola – senza dimenticare prodotti per l’infanzia e per l’igiene personale.
La storia degli empori solidali in Italia
Quella degli empori solidali è una storia antica in realtà, nonostante siano finiti nel dimenticatoio per troppo tempo. Per fortuna che negli ultimi anni si è pensato bene di recuperare l’usanza. Sarebbe nato a Genova il primissimo, nel lontano 1997, per poi diffondersi qua e là in tutto lo Stivale. È stata poi la Caritas dieci anni dopo a farli tornare in auge aprendo tre sedi a Roma, a Prato e a Pescara. Il boom definitivo è avvenuto solamente di recente, a partire dal 2016, e a oggi se ne contano a centinaia.
A occuparsi delle strutture sono di solito associazioni benefiche per la maggior parte, poi intervengono anche cooperative sociali, enti ecclesiastici diocesani e parrocchie. Sin dalle origini gli empori hanno fornito un supporto instancabile ai bisognosi e non solo dal punto di vista materiale, visto che all’offerta di beni di prima necessità è sempre stata affiancata quella di orientamento, di formazione, di inclusione e di socializzazione.
La creazione di questo tipo di attività è stata possibile solamente grazie alla legge 155/2003, rinominata per l’occasione la “legge del buon samaritano”, che ha disciplinato la “distribuzione dei prodotti alimentari a fini di solidarietà sociale”. Sulla regolamentazione degli accessi agli empori sono le Regioni a decidere. Ogni zona d’Italia ha i propri criteri d’inclusione, e di esclusione, per assegnare le tessere. Di solito si fa fede all’ISEE, allo stato lavorativo e alla presenza o meno di figli minori a carico. In alcune aree inoltre possono usufruirne soltanto i residenti.