Un nuovo rivoluzionario dispositivo per l’assistenza h24 potrebbe migliorare molto la vita dei malati di Parkinson
Sarà presto una realtà l’assistenza personalizzata continua per i pazienti affetti dal morbo di Parkinson, grazie a un innovativo dispositivo impiantabile sviluppato dagli scienziati dell’Università della California – San Francisco.
Questa malattia neurodegenerativa, che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, potrebbe vedere un significativo miglioramento nella qualità della vita dei pazienti grazie alla ricerca guidata dal professore di chirurgia neurologica Philip Starr.
Il morbo di Parkinson è caratterizzato dalla degenerazione dei neuroni produttori di dopamina nella substantia nigra del cervello. Questo porta a una serie di sintomi motori e neuropsicologici che includono tremori, rigidità muscolare, problemi nel controllo del movimento e varie problematiche autonomiche come l’insonnia. La presenza dei corpi di Lewy e la riduzione della dopamina sono indicatori chiave della malattia.
La nuova tecnologia denominata “stimolazione cerebrale profonda adattiva” (aDBS) promette un approccio rivoluzionario al trattamento dei sintomi del Parkinson. Attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per monitorare l’attività cerebrale in tempo reale, il dispositivo è in grado di fornire stimolazioni elettriche mirate per contrastare i sintomi man mano che si manifestano.
Ciò rappresenta un notevole passo avanti rispetto ai trattamenti tradizionali basati su farmaci o sulla stimolazione cerebrale profonda costante (cDBS), offrendo una soluzione più dinamica ed efficace.
Stimolazione cerebrale profonda: come funziona il nuovo dispositivo per il Parkinson
Il cuore dell’innovazione sta nell’abilità del sistema aDBS di adattarsi automaticamente ai cambiamenti nei livelli di dopamina nel cervello, fornendo così una risposta personalizzata alle esigenze specifiche del paziente in ogni momento della giornata.
Questa capacità non solo migliora significativamente la gestione dei sintomi motori durante il giorno ma apre anche nuove prospettive per il trattamento dell’insonnia legata al Parkinson.
Un aspetto particolarmente interessante dello studio condotto dall’équipe del professor Starr riguarda proprio la capacità del dispositivo aDBS di intervenire sui disturbi del sonno associati al morbo di Parkinson. Attraverso uno studio separato guidato da Simon Little, professore associato di neurologia e collega dello stesso Starr, è stato dimostrato come il dispositivo possa riconoscere gli schemi d’attività cerebrale legati ai vari stati del sonno e intervenire per migliorarne la qualità.
Sebbene ulteriori ricerche siano necessarie per ottimizzare questa tecnologia rivoluzionaria, i risultati finora ottenuti aprono scenari promettenti non solo per i pazienti con morbo di Parkinson ma anche per coloro che soffrono d’altri disturbi neurologici. Grazie all’impegno degli scienziati coinvolti in questo progetto pionieristico, si avvicina il giorno in cui la stimolazione cerebrale profonda adattiva potrebbe diventare uno standard nel trattamento delle malattie neurodegenerative.