Il direttore di Libero Vittorio Feltri ha affrontato avventure e momenti bui sempre con lo stesso spirito combattivo.
Vittorio Feltri ha raccontato in un’intervista la sua storia travagliata, fatta di alti e bassi, di sofferenze e gioie. Il fondatore del quotidiano Libero si è confessato a cuore aperto, affrontando diversi temi: dagli inizi come fattorino ai primi incarichi da giornalista, passando dalla morte della prima moglie e la nascita dei figli.
Una carriera incredibile, tanti gli anni in redazioni storiche tra cui il Corriere della Sera e Il Messaggero. Una fiamma che lo incendia ancora oggi, quella del giornalismo, e che non è intenzionato a far affievolire: “Ho lavorato sempre”, ricorda. Nonostante le polemiche che tende a sollevare tra titoli ad effetto e querele, si tratta di una delle personalità più particolari dell’editoria italiana.
Ha iniziato dal basso e ha costruito la propria carriera sfruttando unicamente la forza delle parole. Ha lottato e lotta ancora oggi con un nemico ancora più agguerrito ma la malattia non l’ha indebolito. Anzi, a suo dire lo ha tenuto fin troppo tempo lontano dalla sua amata scrivania.
Infanzia e primi passi nel giornalismo, come nasce Vittorio Feltri
Vittorio Feltri nasce il 25 giugno del 1943 a Bergamo, oggi vive a Milano. La sua infanzia è segnata da un evento tragico, la morte del padre Angelo che a soli 43 anni fu ucciso dal morbo di Addison, come racconta al Corriere della Seria con un grosso rammarico: “Prima di andarsene volle vedere me, mio fratello Ariel e mia sorella Marianna, forse voleva darci la benedizione. Non sono sicuro che ci abbia riconosciuti. Oggi si guarisce con due iniezioni di cortisone”.
La mamma aveva invece una piccola attività, dove vendeva la pasta e altri generi alimentari. La figura del maestro Angelo Dolci è quella che ricorda con più affetto: “Ricordo che mi portava a scuola in sidecar, con gli occhialoni da pilota”. Parte dal basso il giovane Vittorio: fa il fattorino poi il vetrinista e un po’ di piano bar. “Non ero granché, suonavo le canzoni di Gaber e usavo gli spartiti per la fisarmonica che erano più semplici”, Gaber che poi diventò suo grande amico, tanto che un verso di Feltri appare nella celebre canzone Destra-sinistra.
Per riprendere gli studi cruciale fu l’intercessione di un sacerdote di nome Angelo, che all’epoca era responsabile della biblioteca di Bergamo alta. Lì ricomincia a leggere, studia il latino e consegue la maturità. Subito dopo riesce a vincere un concorso per la Provincia ma il suo sogno è fare il giornalista. Proprio a L’Eco di Bergamo arrivò la raccomandazione sempre dello stesso Deus ex machina. La prima intervista che fece fu a un giovanissimo Ermanno Olmi, poi diventato regista di successo.
Comincia a occuparsi di cronaca nera lavorando a La Notte. Nel frattempo si innamora di Maria Luisa, i due intrattengono una relazione intensissima tanto che lei rimane presto incinta. Il matrimonio riparatore è d’obbligo, com’era uso. Nascono due gemelle che decide di chiamare Laura e Saba, poi la morte della moglie subito dopo, il parto fu fatale per la ventenne. Sposa successivamente un’impiegata del brefotrofio cui voleva dare in affidamento le bambine, sarà proprio Enoe Bonfanti a crescerle oltre a dare alla luce Fiorenza e Mattia.
Poi arriva al Corriere d’Informazione di Gino Palumbo e dopo tre anni è redattore al Corriere della Sera sotto la guida di Piero Ottone. Risollevò VideoDelta a un passo dal baratro per mezzo dei film di don Camillo e Peppone che riuscì ad acquisire per pochi soldi. L’emittente fu inglobata da Mediaset per diventare poi Rete 4. Nel 1989 assume la direzione de L’Europeo e poi de L’Indipendente nel 1992, in pieno scandalo Mani pulite – cavalcherà sapientemente l’onda d’indignazione pubblica.
Il successo con Libero e la malattia
Arriva la chiamata de Il Giornale, prende il posto di Indro Montanelli alla direzione e vi rimane per quattro anni – ricevendo ben 35 querele da parte di Antonio Di Pietro – poi passa a collaborare con Il Foglio, Il Messaggero e Il Gazzettino. La fondazione di Libero risale al 2000, un rapporto di amore-odio fatto di tanti tira e molla, di tanti ripensamenti – cui dice addio in continuazione per ritornare dopo brevi esperienze altrove. Del 2020 sono invece le dimissioni dall’Ordine dei giornalisti, una protesta contro i vari procedimenti disciplinari nei suoi confronti. È tra le altre cose Consigliere regionale in Lombardia, dopo esser stato eletto con Fratelli d’Italia grazie alle 6mila preferenze ottenute.
L’annuncio shock sulle sue condizione di salute è arrivato in diretta a La Zanzara, il programma radiofonico de Il Sole 24 Ore condotto da Giuseppe Cruciani e David Parenzo. “Mi sono dimesso perché ho un cancro”, facendo riferimento all’interruzione del suo incarico da Consigliere comunale di Milano ottenuto alle amministrative del 2021. In realtà settimane prima ne aveva già parlato in riferimento alla notizia della malattia di Fedez, esordendo così nel suo editoriale: “Comprendo il tuo stato d’animo di fronte alla malattia”.
Tra le altre cose aveva aggiunto con una punta d’ironia: “Voglio dirlo chiaramente a tutti, ho un tumore. Non mi vergogno e non mi nascondo, non è mica una malattia venerea”. Per lui che ha sempre effettuato tanti controlli di routine è stato abbastanza sorprendente: “Mi sottopongo a esami ogni 24 mesi, tutto perfetto. Poi la tac che mi ha riservato una sorpresa spiacevole”, e il referto parla chiaro: la diagnosi è di nodulo al petto.
È tornato di corsa in redazione per riprendere immediatamente a scrivere: “Una volta uscito dalla clinica sono andato subito al giornale, per sedermi alla scrivania. E mi sono messo a lavorare come sempre”. L’ottantenne pare aver superato il momento più brutto senza rimuginare più di tanto: “Della malattia me ne sbatto altamente. Non bisogna piangere ma fare a pugni con la sfiga”.