Non bastavano i francesi e gli emiri, ora a insidiare il Made in Italy arrivano anche i cinesi. E’ notizia di queste ore, infatti, la vendita di Krizia al gruppo Shenzhen Marisfrolg Fashion Co Ltd, vero e proprio colosso del fashion di lusso del sud est asiatico. Dopo che Gucci, Bottega Veneta e Sergio Rossi sono finiti dall’altra parte delle Alpi, nelle mani di Ppr di Francois-Henry Pinault, insieme a Loro Piana, Emilio Pucci e Fendi, acquisiti da Lvmh, e Valentino e Gianfranco Ferré sono passati agli emiri, ora dunque tocca a un altro marchio icona del made in Italy fare le valigie. Almeno a livello di board.
GIANFRANCO FERRE’ CHIUDE? PARIS GROUP ANNUNCIA DI VOLER DISINVESTIRE IN ITALIA
L’imprenditrice Zhu ChongYun, che ha fondato Shenzhen Marisfrolg Fashion Co Ltd e che al suo interno riveste il ruolo di presidente e direttore creativo ha infatti promesso continuità con la storia della maison e con lo stile di Mariuccia Mandelli, che 60 anni fa ha dato il via all’avventura di Krizia. “Sono una grande ammiratrice del lavoro di Mariuccia Mandelli e davvero orgogliosa di prenderne l’eredità“, ha dichiarato ChongYun, secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, affermando: “Voglio dare continuità allo stile di Krizia, con collezioni tutte made in Italy. Sono decisa a rafforzare il mito di Krizia nel mondo, seguendone lo stile e ripetendone i grandi successo“.
Parole che se da un lato fanno sperare che l’heritage e la storia del brand non vadano perdute, dall’altro portano a chiedersi perché produrre Made in Italy in Cina. Un paradosso della new economy, ma anche un segnale poco confortante per l’indotto fashion del Belpaese, che nonostante l’eccellenza riconosciutagli in tutto il mondo è alla mercé del miglior offerente. Letteralmente.
Al momento non si conoscono dettagli sull’accordo tra Shenzhen Marisfrolg Fashion Co Ltd e Krizia, se non che l’ufficializzazione avverrà entro aprile 2014, ma dal gruppo cinese fanno sapere che la prima collezione del nuovo corso sarà presentata a Milano Moda Donna a febbraio 2015 e che il piano di ricollocamento del brand in Oriente è già in atto, con la previsione di inaugurare nuove boutique a Pechino, Shanghai, Guangzhou, Shenzhen e Chengdu e di riaprire quelle chiuse nelle principali città di Europa, Giappone e Usa.
Un progetto ambizioso, insomma, che si spera non naufraghi miseramente come il piano di rilancio di Gianfranco Ferré da parte di Paris Group: dopo proclami e promesse, infatti, la maison del grande stilista oggi è a un passo dallo scomparire, con un danno enorme non solo per la storia del Made in Italy, ma anche – soprattutto – per tutti i lavoratori del marchio e le loro famiglie.
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