E’ possibile parlare di moda e bazzicare il mondo del fashion senza prendersi e prendere tutto maledettamente sul serio? Ebbene, incredibile a dirsi, ma la risposta è sì. La prova? Valentina Schifilliti e il suo blog The Rotten Salad. Da laureata in Criminologia a DisFashion Blogger per quella grande tessitrice di destini che è la crisi, Valentina ‘smonta’ il mito delle fashion blogger senza cattiveria né volgarità, ma con tanta ironia e – soprattutto – autoironia. Un’idea nata per caso – anche se per caso non capita nulla e The Rotten Salad ha semplicemente ripreso a fare qualcosa che aveva interrotto per seguire altre strade – che in pochissimo tempo è diventata una vera e propria tendenza, con migliaia di follower sui social, e ci ha incuriositi. Ecco allora la nostra intervista con Valentina, che simpatica e brillante nella realtà così come lo è sui social ci ha raccontato com’è nato il suo progetto, ci ha offerto il suo punto di vista sul fenomeno dei fashion blog e ci ha regalato alcuni aneddoti divertenti sulla reazione delle dirette interessate…
Ciao Valentina, ci racconti qualcosa di te?
Ciao, sono Valentina (ride, ndr)… Ho 28 anni, sono brianzola, sono laureata in Sociologia con specialistica in Criminologia, ho lavorato per due anni tra il carcere e le comunità per la rieducazione e il reinserimento sociale dei tossicodipendenti, con problemi anche giudiziari, poi a gennaio la Regione ha tagliato i fondi e sono rimasta a casa. Oltre a quella per il sociale, ho la passione per la musica: canto con un duo acustico, con il quale giro per i locali della Brianza per proporre delle cover rock e dei brani inediti nostri.
Com’è nata l’idea di aprire The Rotten Salad?
Io sono un po’ tardona, forse anche per l’età, ma non conoscevo le fashion blogger. Un anno fa ho visto su Facebook qualcuno che aveva postato qualcosa di Chiara Ferragni: ho fatto una veloce ricerca e mi si è aperto un mondo. Ho iniziato a seguirla su Instagram per curiosità e, guardando le foto, tra me e me pensavo: “Però, sembra che stia facendo le pulizie… Sembra che stia andando a fare la spesa al mercato…“. Poi una sera il discorso è uscito durante una cena con degli amici, che ne sapevano ancora meno di me, e mi sono messa a spiegare chi sono Chiara Ferragni e Chiara Biasi, le differenze tra le due e a fare commenti sulle immagini. Sono stati i miei amici a suggerirmi di rifare le foto, prendendole in giro. E così una domenica che non avevo niente da fare ho aperto su Instagram il profilo The Rotten Salad e ho caricato il primo scatto: dopo neanche un mese c’erano 6 mila persone che mi seguivano…
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Infatti in 6 mesi tra account Instagram, pagina Facebook e blog hai raccolto migliaia di follower: cosa piace di The Rotten Salad, secondo te?
All’inizio me lo sono chiesto pure io (ride, ndr)… Mi sono domandata: ma io seguirei una così? Probabilmente sì. Vedere una ragazza, anche gradevole, capace di prendersi in giro e di ridimensionare il mondo del fashion e tutto quello che gli gravita intorno: penso che sia questo a piacere. Mi scrivono molte giovani e giovanissime, che mi dicono che adoravano la Ferragni e volevano essere come lei, ma che dopo aver scoperto la mia pagina si sono rese conto che non è niente di che e mi ringraziano per aver mostrato loro la realtà per quello che è. E poi non è una parodia cattiva: è una presa in giro bonaria, che non ferisce nessuno. Delle stoccatine le do, ma so che non feriscono nessuno.
A questo proposito: qual è stata la reazione delle dirette interessate?
Questa è una bella domanda (ride, ndr). Quando ho raggiunto il traguardo dei 6 mila follower, ho incontrato Chiara Biasi a Napoli a un evento e ho pensato: “Magari ci scappa una parodia in diretta“. Così l’ho fermata e quando mi sono presentata ha capito subito chi ero e la prima cosa che ha fatto è stato di farmi vedere dei piatti del buffet vuoti e dirmi: “Vedi che mangio! Non solo insalata! Ho messo like a tutte le tue foto, ti seguo sempre!“. E poi si è prestata a fare una foto presa in giro con me: è stata molto carina e tuttora mi segue, mi retwitta. L’ha presa bene, insomma, così come ha preso bene la parte video della parodia, che ha condiviso sulle sue pagine. Chiara Nasti non lo so: so che in generale non le piacciono i comici che prendono in giro altra gente. Per quanto riguarda Chiara Ferragni, invece, sono diventata amica di sua sorella Valentina, che mi ha scritto facendomi i complimenti e dicendo che in famiglia ridono tutti. Magari non commenta, ma Chiara l’ha presa bene.
La tua ultima fatica è una serie di video con Chiara Biasi, Chiara Ferragni e Chiara Nasti alle prese con i provini del Grande Fratello: come ti è venuta in mente?
Quando sono arrivata a 25 mila follower ho fatto un video su YouTube – ma molto terra terra – con loro tre che facevano gli auguri a The Rotten Salad per il traguardo raggiunto. Così, quando per caso mi sono ritrovata a guardare la prima puntata del GF di quest’anno, mi è venuta l’illuminazione, ho contattato un amico regista e abbiamo fatto i video.
Le tre Chiara che ti hanno detto (Nasti a parte, a questo punto)?
La Nasti non sappiamo (ride, ndr). Ho avuto un feedback diretto da Chiara Biasi, che ha condiviso il video, e poi di rimando da Valentina Ferragni, che mi ha detto che hanno visto il ‘provino’ in famiglia e che è piaciuto.
Tu che rapporto hai con il mondo della moda?
A dire il vero non me ne è mai importato niente: in realtà io sono una mega fan del make up (ride, ndr). Per l’abbigliamento campo da Sisley, H&M, Mango: moda low cost carina… Io sono molto molto casual: jeans, bikers, t-shirt, giacchina di pelle. Magari qualche accessorio, soprattutto hand made, in argento o in fimo. Anche da adolescente me ne sono sempre fregata. Anche il biker: lo metto perché è comodo, non perché va di moda. Non ho mai avuto un paio di All Star, né di Superga!
Cosa pensi in generale del proliferare dei fashion blog?
Penso che inizialmente non fosse una cosa terribile. Nel senso, io ho la mia opinione sulle fashion blogger, ma riconosco a Chiara Ferragni di avere avuto un’idea geniale in un momento ottimo: utilizzare il canale del web per lavorare. C’è merito: sono tantissime quelle che ci provano e non è che adesso non riescano a emergere perché ce ne sono troppe. Semplicemente tante vogliono fare le fashion blogger per avere i vestiti gratis e non per una vera passione come poteva essere nel caso di Chiara. E’ stata una grande imprenditrice di se stessa: sull’idea di base non mi trovo in disaccordo.
Secondo te trasmettono un messaggio sbagliato?
Mi è capitato di vedere dei messaggi sbagliati… Domanda difficile (è pensierosa, ndr). A volte giocano troppo sul Photoshop post produzione delle foto. Non sono ragazze che hanno bisogno di dimagrire con Photoshop, quindi nel momento in cui postano uno scatto io cui io vedo che sono state ritoccate parecchio – ma non per diventare più belle, semplicemente per essere più longilinee – ecco, questo penso che sia un messaggio sbagliato. Per esempio la Ferragni è seguita da 3 milioni di persone solo su Instagram e non tutte hanno lo spirito critico di vedere il lavoro con Photoshop. Sul fatto della magrezza qualche perplessità ce l’ho.
Quindi tu pensi che le foto siano ritoccate?
Sull’ultimo numero di Grazia dove è comparsa la Ferragni si vede proprio: il primo pezzo di gamba che esce dalla gonna è più grande di quello che prosegue sotto. Anche le foto su Instagram: sono scattate, mandate in agenzia, sistemate e postate. So che la metodologia è questa, a parte i selfie, naturalmente. Poi, per carità, c’è un lavoro di Photoshop dietro a tutte lo foto di moda e spettacolo, però se io fossi in loro lo dichiarerei.
Passeranno di moda?
Come tutte le mode potrebbe anche essere. Le fashion blogger brave a reinventarsi potrebbero anche andare avanti: che so, per esempio passando dal blog a una trasmissione che parla di moda. Fermarsi al blog e basta… Non lo so… Sapete che il web cambia in continuazione… Ora stanno cavalcando l’onda, io auguro loro di riuscire a trovare un’altra strategia di marketing per il futuro.
Per quanto ti riguarda, il blog è o diventerà un lavoro?
Ho avuto delle proposte, che ho valutato e sto valutando. Alcune persone hanno trovato la mia idea buona e hanno pensato che si potrebbe sfruttare in un certo senso: perché è una cosa nuova, fuori dal coro e che va controcorrente. Oltre a questo, io non mi sentirei di rifiutare perché, come vi dicevo prima, sono disoccupata da gennaio… Se ho un talento, un’idea, che posso vendere, non vedo perché non dovrei farlo. Poi io sono sempre stata appassionata di teatro, insegno canto, quindi semplicemente ho ripreso a fare una cosa che avevo interrotto per un po’. Non è una cosa che mi sono inventata di punto in bianco: sono capacità che sono venute fuori canalizzandole nel mondo del fashion, purtroppo o per fortuna (ride, ndr).
Che cosa c’è nel tuo futuro?
Mi piacerebbe poter rispondere, anche per me (ride, ndr). La passione per il sociale, il lavoro per il quale ho studiato, è solida e infatti la scorsa settimana ho lanciato su Instagram una campagna fotografica contro i siti pro-Ana. Quindi in qualche modo, virtualmente diciamo, sto continuando a portare avanti la mia professione e la cosa non mi dispiace. Se questa visibilità rimarrà, toccherò anche altri temi.
Da DisFashion Blogger… Qual è il tuo look preferito?
Tutti pensano che quando faccio l’imitazione della Biasi metta gli occhiali da sole e mi vesta di nero per assomigliarle, ma in realtà… vado in giro così! Magari senza cappuccio, ecco, ma lo stile è quello (ride, ndr)! Forse è anche per questo che la sua è l’imitazione che ritengo che mi venga meglio: perché in lei trovo una parte mia e l’esaspero.
C’è qualcosa che invece non indosseresti mai?
Nel mio guardaroba non entrano manco per sbaglio le ballerine!
Un’ultima domanda: cosa vuoi dire alle ragazze che sognano di diventare fashion blogger?
Lasciate perdere (ride di gusto, ndr)! Non lo fate, vi prego! Se proprio proprio volete diventarlo, siatelo in una maniera un po’ più ‘umana’. Fate una cosa più originale, magari parlando di fashion low cost. A proporre uno stile che le persone normali non si possono permettere ci hanno già pensato altri.
Foto by Valentina Schifilliti – The Rotten Salad