Lo show business è un mondo spietato: impone regole, sacrifici e carriere, spesso, a tempo determinato. Come i danzatori, gli atleti e i modelli. Le eccezioni che confermano la regola ci sono sempre, basti pensare a Naomi Campbell che, a 40 anni suonati, continua a calcare le passerelle e incantare il pubblico di tutto il mondo lasciandosi dietro giovani e rampanti modelle. Il fashion system, infatti, è uno di quei settori in cui l’età, progressivamente, si sta abbassando. Sia la domanda che l’offerta, infatti, lanciano sul mercato ragazzi che hanno un’età poco più che tenera.
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In assoluta controtendenza, di recente, alcuni stilisti hanno preferito inserire nella squadra di modelli con qualche annetto in più. Desigual per la sfilata in Spagna, Balenciaga a Parigi e Dolce & Gabbana a Milano hanno alzato la media dei protagonisti sul catwalk. Gli stilisti di casa nostra, in particolare, hanno reclutato Jorge Gelati, Yaron Fink e Tony Ward. Tre volti che, negli anni, hanno fatto la storia della moda sfilando per i brand prestigiosi. Tony Ward, tanto per dirne una, è stato eletto da Vogue Francia come “icona maschile del secolo” ed è tra i volti più richiesti dai fotografi, non ultimo da Karl Lagerfeld. Fink, invece, è stato eletto a furor di popolo web “top international model”.
Eppure, molti fashion design sembrano non gradire qualche ruga e un po’ di sale e pepe nei capelli in passerella. Ma loro non ci pensano proprio ad appendere la passione della moda al chiodo: “Quanto a lungo voglio continuare a fare il mio lavoro? Ma per sempre!” dice Yaron. E Jorge condivide l’entusiasmo dichiarando: “Finché c’è domanda, non c’è motivo di chiudere la porta”. Soltanto Tony resta più fatalista ammettendo di non riuscire a guardare troppo a lungo termine.
Cosa è cambiato rispetto al passato? “L’unica cosa che noto di diverso – dice Jorge Gelati – è che oggi gli stilisti cercano ragazzi molto magri, mentre ai miei tempi andavano tipi più atletici, di una bellezza classica“. Altra differenza con il passato: “Io mi muovevo di più, rispetto a loro, e i viaggi erano molto lunghi. E poi, naturalmente, c’erano più soldi”. Nessuna competizione con i ragazzi: ciascuno è consapevole del proprio fascino e del tempo. Anzi, ammettono quanto sia divertente trovarsi gomito a gomito con un’altra generazione che condivide quel sogno: “Ti fa rimanere fresco” dice Tony. Ma lo spirito è diverso perché, a quanto pare, i più giovani ci prendono in spensieratezza: “Dovrebbero divertirsi di più, mentre lavorano, senza prendere tutto così sul serio”.
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