Il mondo della moda piange Micol Fontana, ultima delle tre celebri sorelle fondatrici dell’omonima maison, scomparsa oggi 12 giugno a Roma, all’età di 101 anni (a novembre prossimo ne avrebbe compiuti 102). Nata nel 1913 a Traversetolo, in provincia di Parma, nella sua lunga carriera Micol ha vestito le più grandi stelle del cinema e dello spettacolo, dal dopoguerra fino ad oggi. La notizia della sua morte è stata data dalla Fondazione Micol Fontana che la stilista presiedeva da 21 anni “dopo una vita dedicata all’Arte Sartoriale” come lei stessa amava precisare.
Un’arte sartoriale iniziata prestissimo per Micol, quando a soli 10 anni va a lavorare nel laboratorio della mamma insieme alle sue sorelle, Zoe (la più grande) e Giovanna (la più piccola). E’ con loro che la stilista coltiva i primi sogni di gloria, ed è sempre insieme a loro che giunge a Roma per seguire le proprie ambizioni. Ed è nella capitale che, dopo poco tempo, la bravura delle tre, il loro gusto e la loro raffinatezza viene notata, anche grazie alla scelta dei tessuti, sempre più preziosi, destinati a una clientela ben precisa: l’alta borghesia romana. Il primo atelier di via Liguria nasce negli anni della Seconda guerra mondiale. E’ lì che passa tutto il bel mondo romano che conta, ma non solo. Infatti, all’inizio degli anni Cinquanta, Micol, Zoe e Giovanna vengono scelte come stiliste da Linda Christian per confezionare l’abito da sposa che indosserà alle nozze con il divo di Hollywood Tyrone Power.
Ed è proprio quel vestito che segna l’inizio di una nuova svolta. L’atelier delle sorelle Fontana diventa un punto di riferimento per il cinema: Liz Taylor, Audrey Hepburn, Grace Kelly, Jacqueline Kennedy, Joan Collins, Soraya e Ava Gardner, tutte voglio indossare un capo della maison. E con loro, qualche anno più tardi, arriva anche il film di Federico Fellini La dolce vita: gli abiti di Anita Ekberg, infatti, sono la consacrazione finale per la griffe. In tempi più recenti, inoltre, sempre Micol aveva voluto creare una Fondazione che si occupasse di tenere l’archivio delle loro creazioni e che fosse consultabile anche dai giovani designer che volevano seguire le loro orme. Un pensiero rivolto a chi ci sarà dopo di loro dunque, anche se il vuoto si farà sentire.
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